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notiziario
mensile parrocchiale
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IL
CANTO DELLA PASQUA
Victimæ paschali laudes immolent Christiani.
Agnus redemit oves: Christus innocens Patri reconciliavit
peccatores.
Mors et Vita duello conflixere mirando: Dux Vitæ mortuus,
regnat vivus.
Dic nobis, Maria, quid vidisti in via?
Sepulcrum Christi viventis, et gloriam vidi resurgentis,
angelicos testes, sudarium et vestes.
Surrexit Christus spes mea: præcedet suos in Galilaeam.
Scimus
Christum surrexisse a mortuis vere:
Tu nobis, victor Rex, miserere.
Alla vittima pasquale, si innalzi il sacrificio di lode,
l' Agnello
ha redento il gregge,
Cristo l'innocente ha riconciliato i peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate in un duello mirabile:
il Signore della vita era morto, ora, regna vivo.
Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via?
La tomba del Cristo vivente, la gloria del Risorto;
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le vesti;
Cristo mia speranza è risorto e precede i suoi in Galilea.
Siamo certi che Cristo è veramente risorto.
Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi.
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UNA
COMUNITÀ CHE CELEBRA
Circa
mille anni fa, gli Ambasciatori di Vladimiro di Kiev, scrissero
al loro sovrano dopo aver partecipato alla Divina liturgia nella
cattedrale di Costantinopoli; «Non sapevamo più se eravamo sulla
terra o nel cielo. Non esiste posto al mondo con tanto splendore
e bellezza». Qualche volta, celebrando la domenica nella nostra
Chiesa, mi ritorna in mente questa parola e mi domando: Se un
forestiero entrasse ora in chiesa potrebbe chiedersi: Ma sono
in terra o in cielo? Certo, la nostra chiesa che tutti noi amiamo,
è edificio assai modesto. Ma lasciamo l’edificio-chiesa e guardiamo
alla comunità-chiesa che vi si raccoglie e vi celebra. Non vi
nascondo che aspetto la domenica per “sentire” questa nostra comunità,
vedere tanti volti, stringere tante mani, condividere tante gioie
e non poche sofferenze. In nessun altro momento della settimana
mi sento tanto legato a questa nostra comunità. Il Consiglio pastorale
parrocchiale ha dedicato le sue ultime due riunioni ad una riflessione
per conferire dignità e bellezza alle nostre celebrazioni. Abbiamo
appena vissuto la settimana santa e salutando, all’uscita dalle
diverse celebrazioni, ho raccolto da non poche persone parole
di ringraziamento per la qualità delle nostre celebrazioni.
Voglio
qui esprimere la mia gratitudine soprattutto al coro che preparato
e guidato da don Paolo ha creato un clima di intenso raccoglimento
e di emozionante partecipazione. Non mi vergogno di confessare
che a fatica ho trattenuto le lacrime in diversi momenti delle
liturgie. E qualche altra persona mi ha fatto la stessa confidenza.
Vuol dire, allora, che la celebrazione liturgica può essere una
esperienza emozionante e non solo un dovere da rispettare se non
vogliamo commettere un peccato. Infatti le persone che si accostano
al sacramento della penitenza quasi sempre iniziano la confessione
dei loro peccati indicando quante volte hanno “perduto” la messa
domenicale. Anche persone anziane e in non buone condizioni di
salute confessano come un peccato il non aver potuto partecipare
alla messa. Vuol dire, allora, che nella coscienza di non pochi
credenti la messa domenicale è il primo, qualificante impegno
del cristiano. C’è in questa persuasione un dato prezioso che
risale alla prima generazione cristiana: spezzare il pane è gesto
decisivo per essere discepoli del Signore, anzi proprio questo
gesto ci rivela la misteriosa presenza in mezzo a noi del Signore.
Vorrei che le nostre celebrazioni domenicali (ma anche quelle
feriali) ci aiutassero tutti ad avvertire questa presenza. Ma
come? Qualcuno pensa che se ci trovassimo, pochi, seduti attorno
ad una tavola con i nostri abiti di tutti i giorni, senza paramenti,
avvolti solo dal profumo del pane, forse rivivremmo l’emozione
di quell’ultima cena del Signore con i dodici. QuaIche volta ho
celebrato seduto alla tavola di una casa amica. È un’esperienza
vissuta dalle prime generazioni cristiane che proprio nelle case
spezzavano il pane. Anche oggi è possibile in talune circostanze
eccezionali fare della casa il luogo della celebrazione, attorno
alla tavola di famiglia. Ma una comunità come la parrocchia che
raccoglie centinaia di persone non può imitare il modo di ritrovarsi
di un gruppo di amici attorno al tavolo di una cena. Le nostre
celebrazioni sono gesti RITUALI, gesti costruiti da una tradizione
millenaria che noi dobbiamo rispettare e al tempo stesso riempire
di intensità e anche di emozione. E qui vorrei suggerire un primo
modo per restituire alle nostre celebrazioni intensità e emozione.
Ripeto: solo un primo modo, altri modi mi propongo di indicare
nei prossimi mesi. Facciamo della celebrazione un gesto non riservato
al solo sacerdote, ma condiviso e partecipato almeno da alcuni
fedeli.
La
liturgia prevede la lettura di due testi biblici, di un salmo
e delle intenzioni della preghiera dei fedeli. Perché una sola
persona deve assumersi queste diverse letture? Perché non pensare
ad almeno due persone che assicurano questi diversi servizi? Qualche
volta si svolge questo servizio in modo approssimativo, senza
un minimo di preparazione, mentre leggere in pubblico – e soprattutto
leggere la parola di Dio – è ministero prezioso e nobile che esige
alcune avvertenze.
La liturgia prevede che alcuni fedeli possano essere ministri
della distribuzione dell’eucaristia insieme al celebrante. È davvero
una grande gioia vedere lunghe file di fedeli in attesa di ricevere
il Corpo del Signore, ma se vi fossero sempre almeno quattro ministri
dell’Eucaristia si potrebbe compiere questo gesto con maggiore
calma evitando inutili lungaggini.
Infine: la celebrazione acquista intensità e emozione se è accompagnata
dal suono dell’organo e dal canto. Certo di buona qualità. E per
questo sarebbe bello poter contare per ogni celebrazione di un
animatore del canto e perché no di un piccolo coro? La messa delle
famiglie e dei ragazzi, quella delle ore 10, dispone di un vivace
coro – i coristi si sono denominati “uomini senza paura” – e sarebbe
bello disporre di un coro almeno per la messa delle ore 11. Ecco
tre modi perché le nostre celebrazioni siano più chiaramente espressione
di una comunità.
Chiedo alle persone che abitualmente partecipano alle nostre
celebrazioni di offrire a don Paolo e a me la propria disponibilità
ad assicurare le proclamazione della Parola di Dio, la distribuzione
della Eucaristia e l’animazione del canto magari fino a costituire
un piccolo coro.
Certo, non bastano queste tre piccole iniziative per restituire
intensità e emozione alle nostre celebrazioni. Ma possono essere
tre semplici modi perché la partecipazione sia più ampia e viva.
Solo un primo passo per essere tutti quel popolo sacerdotale che,
facendo memoria di Gesù e del suo donarsi per la salvezza di tutti,
offre se stesso.
don
Giuseppe
TUTTI
I GIOVEDÌ DEL MESE DI MAGGIO
PREGHIAMO IL ROSARIO
ALLE ORE 20.45
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LAVARE,
SPEZZARE, VEGLIARE
omelia
di don Giuseppe nella Messa in Coena Domini
Giovedì Santo 5 aprile 2012
(Gn 1,1-3,5.10; 1Cor 11,20-34; Mt 26, 17-75)
DIO
MIO, PERCHÈ MI HAI ABBANDONATO?
omelia
di don Giuseppe nella Liturgia della Passione del Signore
Venerdì Santo 6 febbraio 2012
(Is 49,24-50,10; Is 52,13-53,12; Mt 27,1-56)
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"PER
LE SUE PIAGHE SIAMO STATI GUARITI"
Nel cuore della Quaresima don
Bruno Maggioni, studioso della Bibbia, ci ha proposto la contemplazione
del Servo del Signore, figura misteriosa del Cristo nell’ora della
Passione. Di seguito la trascrizione del testo, conservando le
caratteristiche di immediatezza della comunicazione orale.
Questa sera, nell’imminenza della Pasqua, vogliamo meditare
alcuni passaggi dei Canti del Servo del Signore . Questi quattro
Canti si trovano nei capitoli 42.49.50.52 del Libro del profeta
Isaia. Siccome questi testi e in modo particolare l’ultimo ricordano
con una misteriosa anticipazione la passione di Gesù io vorrei
parlarvi di alcuni punti del racconto della passione di Gesù secondo
Marco, a cui sono molto affezionato. Una meditazione quaresimale,
la nostra, orientata verso la pasqua, la risurrezione, che non
sarà però oggetto della nostra meditazione.
Voi mi direte che è più importante la risurrezione della morte
in croce, io sono convinto del contrario. Questi Canti vengono
attribuiti al profeta Isaia, ma l’autore non è l’Isaia del resto
del libro, è un autore più tardivo: sono canti che esprimono la
delusione l’angoscia, del popolo d’Israele al ritorno dall’esilio
babilonese.
Il popolo ha vissuto una profonda delusione. L’idea-base è quella
del servo, sottomesso al Signore, in obbedienza. Una sottomissione
accompagnata dalla fiducia, dall’amore del Signore per il suo
servo, ma anche del servo per il Signore.
Il primo canto inizia così: «Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su
di lui, egli porterà la giustizia alle nazioni».
Le qualità peculiari del servo, secondo la Bibbia sono l’obbedienza
al Signore, ma anche la fiducia nel Signore e soprattutto l’amore
del Signore per il suo servo. Mi sono persuaso da molto tempo
che la Scrittura sacra, il Vangelo in particolare, parla molto
più dell’amore di Dio per noi che non del nostro amore verso di
lui. Questo mi consola.
Questo servo chiamato il “mio” servo, il “mio” eletto, scelto
dal Signore, ha una missione da compiere. è tale in forza di una
scelta gratuita. Scelto non per se stesso, perché possa star bene,
ma per una missione pubblica, per una missione che riguarda gli
altri. Idea clamorosa, semplice, bella. A questo proposito mi
viene sempre in mente Abramo. Leggiamo nel capitolo 21 del libro
della Genesi come Dio ha chiamato, ha scelto Abramo. Perché Abramo?
Era un uomo pagano come gli altri. Era forse più bravo? Non è
detto. Comunque l’amore di Dio è gratuito. Ogni amore autentico
è gratuito, non dettato da tornaconto o da calcolo di interesse.
Dio chiama Abramo e cambia la sua vita: deve abbandonare la sua
terra, deve andare altrove, e questo per tutti i popoli, per una
salvezza che riguarda tutti. Questa è un’idea di estrema importanza
per la visione cristiana dell’uomo.
Chi siamo? Siamo tutti amati gratuitamente, chiamati gratuitamente.
Da un certo tempo mi capita di ascoltare delle testimonianze pubbliche:
persone che raccontano la loro conversione, la storia della loro
vocazione, dicono della loro vita nel peccato, tanti peccati che
qualche volta raccontano per filo e per segno e non finiscono
mai di raccontarli e concludono: poi il Signore mi ha scelto!
Purtroppo queste persone non raccontano mai quello che devono
fare, perché sarebbero stati scelti. Se Dio ti ha scelto è per
un motivo, non soltanto per te, e basta! Perché siamo al mondo?
L’amore che ci ha chiamati alla vita è gratuito. Dio ti sceglie,
ma perché tu faccia del bene anche agli altri, non solo per la
tua salvezza, ti sceglie per una missione, guai se manca l’aspetto
della missione e dell’interesse per gli altri, altrimenti non
servi a nulla.
La Bibbia è ricca di storie di uomini scelti da Dio ma per una
missione. E la scelta è gratuita, perché è scelta mossa dall’amore.
«Egli
porterà la giustizia alle nazioni» L’amore che hai ricevuto deve
uscire da te, deve andare verso gli altri. La giustizia ha due
facce: la prima verso Dio, che ti ha scelto gratuitamente. E per
questo bisogna avere nel cuore e sulle labbra la parola del ringraziamento.
Non è merito tuo, è lui che ti vuole bene. Non devi essere tu
il soggetto principale che deve cambiare il mondo, no! Dio al
primo posto. Quindi una giustizia verticale che è accoglienza
del dono di Dio, della sua chiamata e che suscita ringraziamento,
non vantarti di quello che hai, di quello che sei e usare la sapienza
che hai, il dono che Dio ti ha dato verso gli altri. E proprio
perché Dio è al primo posto e sei stato amato, tu devi amare gli
altri. La seconda: giustizia verso gli altri; E vi dicevo di queste
testimonianze che mi danno sempre l’impressione dell’uomo che
vanta se stesso, che si giudica al di sopra degli altri.
Qualcuno mi ha chiesto perché mi sono fatto prete, chi mi ha aiutato
a farmi prete, chi mi ha fatto capire la vocazione: non lo so!
È un dono di Dio, l’ho sempre considerato un grande dono di Dio.
Vi faccio una piccola confidenza: in Seminario quando ero piccolo
e mi piaceva giocare, c’era una cosa che mi faceva arrabbiare:
era che c’erano già allora alcuni compagni che nel bel mezzo del
gioco mi dicevano «Bruno, piantiamola di giocare e andiamo in
chiesa a tenere compagnia a Gesù». Bigotti!!! Quello era il momento
del gioco. Quando dovevo studiare, studiavo seriamente, quando
giocavo, giocavo. Ma per fortuna di quei miei compagni che ho
detto un po’ bigotti, neanche uno è diventato prete, meno male!
L’amore di Dio è grande e mi dà una missione altrettanto grande,
non posso non ringraziare Dio dei doni che mi fa per cui faccio
tutto quello posso per me e per gli altri. La missione ha un suo
stile. La missione è portare la giustizia, cambiare le cose. Portare
la giustizia alle nazioni, a tutto il mondo, a tutti i popoli.
Sono ormai vecchio e di recente mi hanno fatto scrivere un libretto
rispondendo alla domanda: Cosa ti piacerebbe trovare in paradiso?
Spero mi piaccia tutto, altrimenti mi dovrei lamentare. Mi piacerà
il Signore, la nostra amicizia, spero di trovare qualcuno che
ho incontrato nella vita e del quale ho forse pensato che non
lo avrei incontrato in Paradiso. Che bello sei qui anche tu! Sbaglio?
Se il Signore vuole me in paradiso, perché l’altro no? Meno male!
Le nazioni vuol dire tutti, tutti i popoli, tutte le religioni.
Io parlo del mio Dio, credo nel mio Dio, però credono nel mio
Dio anche loro. Se qualcuno dicesse “il mio Dio che tu non adori
per adorarne un altro, ti vuole male, non sa che farne di te”
io rispondo: invece il mio Dio vuol bene anche a te! Lo stile
della missione: «Non griderà, né alzerà il tono, non farà udire
in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà
uno stoppino dalla fiamma che vacilla». È uno stile bellissimo!
Umile, senza fracasso, senza gridare! Non alzerà il tono. Dio
ci vuole bene, ma non è fracassone. La piazza piena può anche
piacermi ma anche dieci persone che ascoltano vanno benissimo.
Per me è importante l’umiltà nel parlare, nel fare. Non credere
che cambiamo il mondo facendo cose grandiose. La pastorale è molto
più discreta, più umile, non c’è bisogno di tanta gente, di gente
che grida. Non spegnerà lo stoppino della fiamma vacillante. Anche
se vai a fare il missionario chissà dove, qualcosa di buono ci
sarà anche lì. Sarà diverso da quello che pensi tu, ma rispettalo
e comincia proprio da li! Anche in mezzo ai pagani c’è sempre
qualcosa di bello, sta a noi vederlo. Non spegnere lo stoppino!
«Proclamerà il diritto con fermezza ,non verrà meno e non si abbatterà
finchè non avrà stabilito il diritto sulla terra e le isole attendono
il suo insegnamento». Questo testo si trova anche nel vangelo
di Matteo. Conosciamo bene le tentazioni di Gesù nel deserto,
sono tentazioni che ci portiamo dentro. Fa’ miracoli, dice il
Tentatore e vedrai che il mondo si convertirà! Non è sempre vero.
Se Dio vorrà farà i miracoli, non tocca a me e non bastano i miracoli.
Se vuoi tutta questa potenza, potrà essere tua, se ti prostrerai
davanti a me, dice il Tentatore. No, questa è idolatria! Non vorrei
che i cristiani pensassero di salvare il mondo perché lo dominano,
no assolutamente no! Terza tentazione: buttati giù dal tempio
e gli Angeli ti sorreggeranno! È la tentazione dell’apparire.
È una tentazione moderna, secondo me. Tutta la gente batterà le
mani, si convertirà. Si è buttato e non si è ucciso. Non è questa
apparenza, grandiosità che Dio vuole. Lo stile è un altro. Parla
di Dio, fallo vedere, accontentati di quello che puoi, essere
testimone di un Dio che non si è buttato giù da un tetto.
Quando racconto agli alunni di questa tentazione dico: supponete
che Gesù sia sul pinnacolo del tempio e la piazza è semivuota.
E i suoi discepoli gli dicono: No! non buttarti, adesso la piazza
è semivuota aspetta che si riempia. Finalmente la piazza è piena,
allora è il momento di buttarsi. No! Aspetta, che ho sentito con
certezza che arriva la troupe del TG1 che ti riprende e fai un
bello spettacolo! No! I cristiani non usano questi strumenti,
Cristo non ha battuto queste strade della potenza umana. No, è
diverso. Io ci credo! Il servo del Signore è questo: non farà
strepito, non userà la violenza, non griderà non alzerà il tono,
non si piegherà alla dura legge del mondo, che impressiona. Sono
idee molto semplici. Se vi piacciono sono contento, se non vi
piacciono, pazienza a me piacciono! E credo siano vere. Il nostro
Signore è fatto così, è morto in croce.
Ringraziamo Dio che ci ha dato un dono che serve agli altri e
non solo a noi stessi. Io non sopporto chi crede di convertire
il mondo con la grandezza. Dio è morto in croce. Quando gli hanno
detto: “Scendi dalla croce e noi crederemo in te” sappiamo che
si è rifiutato ed è rimasto inchiodato. Dico: per fortuna non
né sceso dalla croce, altrimenti sarebbe stato un Dio che non
mi sarebbe piaciuto neanche un po’.
E
adesso leggiamo qualcosa del terzo, prima di passare al quarto.
«Il Signore mi ha dato una lingua da discepolo perché io sappia
indirizzare una parola allo sfiduciato….». In questo terzo canto
il Servo del Signore ascolta il Signore. Ascolta la parola di
Dio che è rivolta allo scoraggiato, allo sfiduciato. La parola
ascoltata ogni mattina. La parola è verità, che può infastidire,
a meno che per verità non si intenda il proprio interesse. Se
dici la verità a tutti, certamente ti farai dei nemici. E infatti
il Servo del Signore è perseguitato: «Ho presentato il mio dorso
ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la
barba, non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi».
Questo è l’uomo che ascolta la parola di Dio, che annuncia la
parola di Dio, che parla di giustizia, di amore. Vive questa realtà
ed è perseguitato, perché il mondo vuole persone che facciano
il proprio interesse. «Il Signore Dio mi assiste, per questo non
resto svergognato». Gesù ha vissuto proprio questa situazione:
lo hanno flagellato, gli hanno sputato in faccia. Durante il processo
davanti al Sinedrio Gesù, avendo affermato che era il messia,
il figlio di Dio, viene deriso, offeso con gli sputi, lo colpiscono
e gli domandano “chi ti ha percosso?” e Gesù tace. Se avesse risposto
e indovinato chi lo percuoteva, per me sarebbe stato un Dio un
po’ banale. E se avessi indovinato e poi minacciato un castigo,
ancor peggio! Grande Dio, affascinante! Dio è un giudice, ma un
giudice che ci vuole bene. E allora questo Servo è perseguitato
perché dice la parola di Dio, non racconta le storie degli uomini,
racconta la parola di Dio. Dice la verità a tutti, davanti a tutti.
Li risveglia sul dovere della verità. È chiaro che se ti comporti
così, non tutti ti apprezzeranno. Certi ragazzi mi dicono: “Se
faccio così non faccio carriera” e io replico: “Fai carriera a
prezzo della menzogna, dell’imbroglio?”
Questo il messaggio del terzo canto, ora vediamo il quarto, molto
lungo, mi limiterò ad un breve cenno. «È cresciuto come un virgulto
davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza
né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci
piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini. Uomo dei dolori…».
Il Servo di cui parla il quarto canto è una figura disprezzata
e abbandonata dagli uomini. «Uomo dei dolori che ben conosce il
patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato
e non ne avevamo alcuna stima». È il Cristo nella passione: Qui
l’autore si riferisce non solo a Cristo, ma anche al popolo ebreo,
alla comunità che alle volte è disprezzata se non fa il suo dovere.
Questa sofferenza e disprezzo per cui lo mettono da parte è qualcosa
di cui si è fatto carico: «Si è caricato delle nostre sofferenze,
e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli
è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre
iniquità». Possiamo anche ricordare che altri profeti hanno vissuto
questa terribile esperienza. C’è egoismo, idolatria, interesse
di parte, ma tu devi svelarlo, denunciarlo, non accettarlo in
te per poterlo condannare negli altri. Devi parlare chiaro. Ti
metteranno da parte, così è stato anche per Gesù, trafitto, schiacciato.
È il tuo popolo che ti fa soffrire, che vorrebbe da te qualcosa
d’altro, è qualcuno della tua parte che però vorrebbe da te altro.
E invece no, non si può. Il Servo è perseguitato per la sua lealtà
al Signore. Essere perseguitati perché si è figura del Signore:
il cristiano è figura del suo Signore crocifisso.
Crocifisso perché ha condiviso la nostra storia, ha condiviso
l’odio del mondo. Se dici la verità ti mettono da parte, se ami
ti dicono che non vali niente. Tu invece vivi come il Signore
che è finito in croce. Ti dicono: la solidarietà non serve, piuttosto
porta avanti il tuo benessere, lascia perdere gli altri. Il Servo
del Signore non è così, lui vuole dare gloria a Dio. E quindi
come Gesù è finito in croce, così anche noi possiamo finire in
croce. Non è detto che questa sorte ci accada, ma non dovremo
mai rinunciare alla verità. Così è il Servo del Signore, Gesù
è il servo del Signore. A me piace moltissimo questo Gesù crocifisso,
ma non perché cercava la sofferenza che gli è stata caricata sulle
spalle! Se vivi in un certo modo, se dici la verità ti emarginano,
ti eliminano, ti uccidono. Non si converte il mondo con la potenza.
Gesù non ha battuto quella strada e allora anche noi non dobbiamo
seguirla. E però, ecco la sconvolgente notizia, se segui questo
sentiero, anche se ti emarginano sappi che risorgerai. E questa
è la nostra certezza. Gesù è risorto perchè ha amato e ha detto
la verità. Non ha sfruttato il mondo per se stesso. Lui è risorto,
dopo aver condiviso. Noi diciamo che lui è morto per pagare i
nostri peccati, ma non è sufficiente dire così. È venuto nel mondo
per condividere la nostra storia umana che è anche segnata dal
male. È stato emarginato, colpito, deriso, messo da parte, come
molti… come gli ultimi del mondo. Quando è stato crocifisso credevano
di averlo sconfitto. E Lui invece ha amato anche quelli che lo
crocifiggevano.
L’amore ha vinto un'altra volta ed è risorto. L’amore vince. Ma
se vogliamo cambiare il mondo e partecipare della gloria del Risorto
dobbiamo amare, cercare di dire la verità, ad ogni costo, e poi
risorgeremo. Se viviamo solo per accumulare e avere sempre di
più, non credo proprio che risorgeremo con tutti i nostri averi.
Aiutate gli altri, aprite la bellezza del mondo agli altri. Non
limitiamoci a dire “è morto per pagare i nostri peccati”: bastava
molto meno per pagare i peccati. I peccati saranno anche gravi
ma sappiamo che bastava una goccia del sangue di Cristo per riparare
i peccati del mondo. Ma allora perché ha condiviso tutto? Perché
non esser capito, perché dare amore che pare sprecato, perché
credere in Dio che pare ti abbandoni? Se vivi come il vangelo
ti dice, sembra che anche Dio ti abbandoni, perché non interviene?
In realtà Dio interviene, forse il suo modo di parlare è diverso
da quello che pretendiamo. Non crediamo di cambiare il mondo con
la nostra potenza, no Gesù l’ha cambiato con la sua croce, con
il suo amore.
Un
ultimo pensiero altrimenti andrei via scontento: noi non assomigliamo
tanto a Gesù, siamo egoisti, vogliamo vincere, confondiamo la
gloria di Dio con la gloria umana, avere la gloria, il dominio.
Però vi sono due cose che mi piacciono: quando Gesù muore i discepoli,
tranne uno solo, lo abbandonano. Ma risorto, Gesù anzitutto dice
alle donne: «Andate a dire ai miei discepoli che li riprenderò
in Galilea». L’hanno abbandonato, ma lui non abbandona i suoi
discepoli. Dio non ci abbandona anche se scappiamo. Nessuno crede
a Gesù risorto. Non credono alle donne che l’hanno visto, anche
i discepoli non credono, e Gesù li rimprovera “duri di cuore,
senza fede!” A questo punto noi avremmo detto: vi tengo qui finché
avrete fede… E invece Gesù dice a questi uomini che ha appena
rimproverati per la loro incredulità: «Andate in tutto il mondo
e predicate, l’Evangelo». Anche noi siamo dei poveretti, non siamo
come Gesù, ma dobbiamo portare al mondo il suo evangelo. Siamo
quello che siamo, ci sforzeremo di essere meno peccatori. In seminario
ci dicevano che per predicare agli altri bisogna essere santi,
solo i santi possono predicare, ma io vedevo tanti preti che non
mi parevano santi e continuavano a predicare. Non prendiamo scuse,
siamo peccatori ma dobbiamo parlare di Dio nel quale crediamo.
Certo dobbiamo parlare di lui non di noi. Se dovessimo parlare
dei nostri meriti avrebbero ragione quanti non ci ascoltano. Non
raccontare la tua santità o quella del tuo gruppo. No, parla di
Gesù che è molto meglio. Anche per questo il vangelo è consolante!
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VIVERE
CON IL PAPA
L’INCONTRO DELLE FAMIGLIE
Dal 30 maggio al 3 giugno
Milano accoglierà
centinaia di migliaia di famiglie da tutto il mondo
per vivere con il Papa Benedetto XVI
il VII Incontro Mondiale delle Famiglie
MERCOLEDÌ
30, GIOVEDÌ 31 MAGGIO E VENERDÌ 1 GIUGNO
CONVEGNO LA FAMIGLIA IL LAVORO E LA FESTA
a Fiera Milano City
relazioni, tavole rotonde e testimonianze da tutto il mondo
SABATO
2 GIUGNO
ore 11.00 Stadio di San Siro: incontro di Benedetto XVI con i
cresimandi.
Al Parco Nord Aereoporto di Bresso: dal tardo pomeriggio
momento di accoglienza e preparazione all'Incontro con il Papa.
ore 20.30 Festa delle Testimonianze con il Papa.
DOMENICA
3 GIUGNO
Milano Parco Nord Aeroporto di Bresso
ore 10.00: S. MESSA PRESIEDUTA DA BENEDETTO XVI
La
festa e la celebrazione con Benedetto XVI
sono aperte a tutti e gratuite,
ma è ugualmente necessaria la registrazione
per ottenere il pass entro la data ultima del 19 maggio.
Questa registrazione DEVE essere fatta
rivolgendosi in parrocchia entro il 10 maggio.
ACCOGLIERE LE FAMIGLIE IN CASA
Cerchiamo tante famiglie disposte ad ospitare
i partecipanti all’Incontro Mondiale
Si può accogliere una o più persone;
Si può accogliere dal 1 giugno al 3 giugno;
È sufficiente un’accoglienza dignitosa e sobria,
bastano un divano letto e un bagno comune
Non è necessario garantire i pasti.
POTETE DARE LA VOSTRA DISPONIBILITÀ ENTRO IL 30 APRILE
in parrocchia dove riceverete ogni informazione
potete anche contattare l’indirizzo email sglfamiglie@gmail.com
Ad
oggi sono 25 le famiglie della nostra parrocchia disponibili all’accoglienza...
VIAGGIO
IN PORTOGALLO
2 - 8 settembre 2012
PROGRAMMA
PROVVISORIO DEL VIAGGIO:
1° Giorno: MILANO PIAZZA BERNINI – AEROPORTO DI MILANO – LISBONA
- SETUBAL -EVORA
2°
Giorno: EVORA – TOMAR – FATIMA
3°
Giorno: FATIMA
4° Giorno: FATIMA – Esc. a Batalha - Alcobaca - Nazaré - Obidos
- LISBONA
5°
Giorno: LISBONA
6°
Giorno: LISBONA - Cascais - Estoril - Sintra - Cabo de Roca -
LISBONA
7°
Giorno: LISBONA – AEROPORTO MILANO – PIAZZA BERNINI
QUOTA
INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE
a seconda del numero di partecipanti si varia da € 1.030 a 1.160
SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA € 200
Per questo viaggio è richiesta la Carta d’Identità in corso di
validità; non è valida la carta d’identità rinnovata con timbro
(in tal caso si suggerisce di riemettere il documento oppure di
viaggiare con passaporto, che non necessita di bollo all’interno
della comunità europea)
Termini
di pagamento:
ACCONTO
euro 300,00 ALLA CONFERMA DEL VIAGGIO
SALDO 40 GIORNI PRIMA DELLA PARTENZA
Anche
quest’anno abbiamo la possibilità di destinare la quota del 5x1000
dell’imposta sul reddito delle persone fisiche
a “sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative
di utilità sociale,
delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni o
fondazioni”.
Segnaliamo tre realtà presenti sul territorio del nostro Decanato
LA
TENDA
uno
spazio per e con gli anziani
via Donatello n. 27 telefono 02 39 43 02 51
email: latenda@fondazioneaquilone.org
La Tenda è un progetto di Parrocchia San Giovanni in Laterano
e
Fondazione Aquilone Onlus
(via Pinturicchio, 35 Milano - 02 23 65 385; via Acerbi, 39 Milano
- 02 64 65 818).
Con il 5x1000 potremo realizzare nuove iniziative e
dare continuità ad attività già in essere in zona 9 (Bruzzano
e Comasina)
e in zona 3 (Città Studi), quali:
acquisto e manutenzione di mezzi per il trasporto di persone disabili
ed anziani. punti di prossimità e di incontro per le persone anziane
in via Capsoni, p.za Gasparri e in via F. Lippi.
codice fiscale 97167240155 (Fondazione Aquilone)
L'ASSOCIAZIONE
CASAMICA ONLUS
www.casamica.it
facebook: Associazione CasAmica Onlus
twitter: @CasAmicaOnlus
tel 02 76 11 47 20
è un’associazione di volontariato che nasce nel 1986
per offrire ospitalità alle persone malate e ai loro familiari
che vengono da tutta Italia per curarsi
presso gli Istituti di eccellenza della città di Milano.
Gestisce a Milano, in zona Città Studi, 4 Strutture d’accoglienza
aperte tutto l’anno
(via C. Saldini 26 – via Fucini 3 – via S. Achilleo 4)
con oltre 100 posti letto, 4.000 persone l’anno e 35.000 pernottamenti
offerti
Nelle sue strutture si vive il clima della famiglia aperta
dove si respira una condivisione vera e cordiale che permette
di affrontare insieme la difficile esperienza della malattia.
Nelle situazioni di necessità l’impegno di CasAmica comprende
la realizzazione di progetti di sostegno economico degli ospiti
e delle loro famiglie.
Nel
2011 CasAmica ha inaugurato la sua quarta struttura - la Casa
per i Bambini - per fornire un ambiente a “misura dei più piccoli”,
idoneo per farli sentire a casa
e ad affrontare al meglio il difficile cammino della malattia
insieme ai loro genitori.
codice fiscale 97111240152
CENTRO
FRANCESCANO MARIA DELLA PASSIONE
MENSA DEI POVERI
Via
G. Ponzio 75, 20133 Milano Tel. 02-70600763 - Fax 02-70600587.
e-mail: fmmaria@email.it; web: www.centromariadellapassione.org
Il Centro Francescano Maria della Passione è uno degli anelli
di quella lunga catena di attività che, nel lontano ‘800, Maria
della Passione, fondatrice delle Francescane Missionarie di Maria,
aveva organizzato nel mondo, al fine di promuovere gli ultimi.
Riorganizzato e ristrutturato nel 1995 per rispondere alle nuove
esigenze
del crescente afflusso di immigrati nella città di Milano,
il Centro oggi accoglie oltre 550 ospiti al giorno.
Seguendo l’ispirazione della Beata Maria della Passione
il Centro vuole essere un luogo di solidarietà evangelica,
di accoglienza e condivisione con quanti vivono in condizioni
di disagio.
Il Centro grazie alla disponibilità di oltre 200 volontari offre
una mensa,
un servizio di docce e guardaroba, una scuola di italiano e un
centro di ascolto.
Il Centro, non ricevendo dagli Enti Pubblici contributi significativi,
si appella allora alle offerte dei sostenitori per continuare,
con sempre maggiore efficacia, la propria attività di promozione
degli ultimi,
nello spirito della Fondatrice.
codice
fiscale 02746190582
PADRE CLOVIS A MILANO
La parrocchia di san Giovanni in Laterano ha deciso, in sede di
Consiglio Pastorale, di continuare a sostenere la scuola popolare
degli alagados (allagati) a Salvador de Bahia, Brasile,
fondata da padre Clovis. Alcuni consiglieri e amici hanno potuto
osservare di persona l’operato del sacerdote e hanno visitato
la parrocchia, la scuola e il centro medico.
La scuola nel quartiere degli alagados si pone come obiettivo
l’alfabetizzazione e l’inserimento nella società dei bambini e
adolescenti che vivono nel quartiere e che non riescono per diverse
ragioni ad andare nemmeno nelle strutture pubbliche.
L’opera, che si appoggia alla parrocchia di padre Clovis, affronta
localmente un problema globale, quello della carenza di istruzione,
e san Giovanni in Laterano si sente vicina a questa logica: affrontare
come chiesa locale nel piccolo problemi che sono conseguenza di
scelte a livello mondiale o nazionale.
Padre
Clovis Souza Santos sarà a Milano
e incontrerà la nostra comunità
martedì 15 maggio
Comunicheremo il prima possibile i dettagli della sua visita
IL
CENTRO DI ASCOLTO CARITAS
Cosa fa e cosa puoi fare tu
Un
Centro di Ascolto Caritas è una delle espressioni operative della
Comunità cristiana. Intende esprimere lo spirito evangelico della
testimonianza della carità, diffondere la cultura della solidarietà,
tutelare i diritti della persona, anche la più debole ed emarginata.
L'ascolto è un bene cruciale e gioioso, perché nella vicenda di
chi è nel bisogno si riconoscono i tratti comuni della condizione
umana e si vive un momento di fraternità ritrovata.
Un Centro di Ascolto Caritas è un luogo dove qualsiasi persona
che ritenga avere delle difficoltà può incontrare un gruppo di
operatori organizzati e disponibili ad “ascoltare”, esaminare,
discutere i motivi dei disagi per tentare di dare delle risposte
che, con la partecipazione di tutta la Comunità e delle strutture
adatte, modifichino e attenuino il disagio e le difficoltà. È
un luogo nel quale le persone in difficoltà debbono sentire sicuramente
e praticamente la fratellanza cristiana e la solidarietà della
Comunità che li circonda.
Un Centro opera attraverso i Volontari, che accolgono con amicizia,
senza pregiudizi, le persone che hanno un qualsivoglia problema,
le ascoltano, le orientano con considerazioni e suggerimenti,
se necessario le aiutano a ricercare soluzioni concrete.
Il Centro di Ascolto Decanale Città Studi ha il problema
dell’insufficiente numero dei Volontari, che non permette di rispondere
con efficacia alle domande del sempre crescente numero delle persone
in difficoltà. Questo non consente di segnalare opportunità a
favore di moltissime persone itaiane e straniere, che cercano
occupazione soprattutto nel settore domestico, come badanti, assistenza
ad anziani ammalati, colf, baby-sitter.
Quindi il Centro di Ascolto Decanale Città Studi rivolge un
appello a tutte le Persone caritatevoli e fattive perché diano
la loro disponibilità al volontariato oppure perché solo segnalino
ogni opportunità di lavoro, domestico e non, da proporre a chi
ne ha vitale necessità.
Il Centro di Ascolto Decanale Città Studi esprime fin d’ora gratitudine
a chi lo vorrà contattare - di persona o per telefono - anche
solo per informazioni o precisazioni:
Centro
di Ascolto Decanale Città Studi presso la Parrocchia Santo Spirito,
Via Bassini n. 50, Milano.
Apertura: ogni giovedì, dalle ore 15 alle 18.
Cellulare del Centro 320 2484932.
In altri giorni ed orari, telefonare ai Volontari:
Fiammetta 02 26684333 - Vittoria 328 4097952 - Bruno 339 7683025
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Nella
Comunità parrocchiale:
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hanno
ricevuto il battesimo
ALICE
TRAVERSO
CECILIA OLIVIA CENTOLA
LEONARDO DE GREGORIO
MERT LUCA TUFEKCI
REBECCA MARIA ZAMPIERI
si sono uniti in matrimonio
MARIA FRANCESCA MUOLO E MARCO ROBERTO DE GREGORIO
abbiamo
affidato ai cieli nuovi e alla terra nuova
MARIA
LUISA ROMANENGHI (a. 99)
CARMELA POFFO (a. 90)
GIAN CARLA MARIA PAROLI (a. 83)
CIRO MONOPOLI (a. 56)
PASQUALE LOSITO (a. 82)
CARLA CAMBIAGHI (a. 92)
CARLA
SCOTTI (a. 91)
VITTORIO ROVATI (a. 87)
ANTONIO GIANNATEMPO (a. 68)
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