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Come
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notiziario
mensile parrocchiale
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UNA
CHIESA CHE SI RIPOSA ... UN POCO
Leggiamo
nell’Evangelo di Marco: «Gli Apostoli si riunirono intorno a Gesù
e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano
insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli,
in un luogo deserto e riposatevi un poco”. Erano infatti molti
quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo
di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto,
in disparte. Molti però li videro partire e capirono e da tutte
le città accorsero là a piedi e li precedettero» (6, 30-33).
Anche
Gesù con i suoi apostoli ha sentito il bisogno di una pausa di
riposo, di una sosta in un luogo tranquillo, lontano dalla folla.
Ha sentito il bisogno di una pur breve vacanza. Purtroppo questa
vacanza dura il tempo di un viaggio in barca sul lago di Tiberiade.
Questo episodio evangelico potrebbe costituire la ragione addirittura
evangelica per prendersi un periodo di riposo, la buona ragione
per andare in vacanza. Anche Gesù ne ha sentito il bisogno.
Possiamo quindi anche noi andare in ferie. Ma nel testo si sottolinea
il desiderio di Gesù d’essere solo con i Dodici: Venite in disparte,
voi soli. In questa breve sosta nell’isolamento, Gesù vuole stare
solo con i suoi amici. Stare con Gesù è la prima caratteristica
del discepolo. Quando aveva scelto e chiamato i dodici, racconta
ancora Marco, «ne costituì dodici, che chiamò Apostoli, perché
stessero con lui e per mandarli a predicare …» (3, 14). Stare
con Gesù è la prima caratteristica del discepolo a cominciare
dai Dodici chiamati ad una consuetudine di vita con Gesù. E la
gente notava questa consuetudine di vita. La sera della cattura
di Gesù la serva nel cortile del palazzo del Sommo Sacerdote riconosce
Pietro come uno che era con Gesù. E gli Apostoli riassumeranno
il loro vivere con Gesù con una formula concreta ed efficacissima:
“Noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui”. La prima caratteristica
del discepolo del Signore è quindi “essere con Lui”, prima di
ogni altro compito o missione il discepolo è uno che sta con il
Signore, prima di ogni altra iniziativa di predicazione e missione,
decisiva è la qualità della relazione con il Signore Gesù. E
questo vale anche oggi per ogni comunità cristiana che voglia
essere una comunità di discepoli: stare con Lui.
Il
tempo delle vacanze può essere occasione propizia per prendere
tempo per stare con il Signore. Nelle prossime settimane anch’io
cercherò di ascoltare questa parola: Vieni in disparte, tu solo,
in un luogo deserto e riposati un poco. Lo farò cercando lungo
le spiagge frequentate da molta gente degli spazi deserti. Ve
ne sono ancora: mi basta camminare una mezz’ora sulla battigia
e arrivo ad un promontorio ricoperto dai ginepri, si chiama infatti
Cala Ginepro. Posso stare al sole, ripararmi all’ombra sotto i
cespugli dei ginepri, leggere, sognare a occhi aperti, guardare
il mare, fare una nuotata …. Vi prego di credere che non scrivo
queste righe perché sono pagato dall’Ente per il turismo della
Sardegna …. ma questo è davvero il ritmo delle mie vacanze. Ognuno
di noi, se vorrà, potrà trovare nel tempo delle vacanze, uno spazio
di calma, di silenzio per riposare e stare con il Signore.
Ma
nel tentativo di Gesù di prendersi una piccola vacanza c’è altresì
il desiderio di stare con i suoi amici. Anche questo è un tratto
delle vacanze, occasione per stare con le persone più care, dedicare
loro tempo, tanto tempo, quel tempo che ci manca nel corso dell’anno.
I nostri ragazzi insieme a don Paolo, alcune mamme e gli animatori
– che qui voglio ringraziare per il generoso impegno – hanno vissuto
due settimane sui monti del Trentino e sono certo che questa esperienza,
indimenticabile, rafforzerà la loro amicizia e l’appartenenza
alla nostra Comunità. So di alcune famiglie che hanno da anni
l’abitudine di trascorrere insieme una parte delle vacanze. Anch’io
trascorro le vacanze con una famiglia di amici; è una abitudine
ormai trentennale eppure ogni anno è una gioia grande: ho visto
crescere i figli e i figli dei figli, ho condiviso la gioia dei
battesimi e delle nozze e il pianto per il congedo dalle persone
care. La vacanza è per me anche una immersione nella vita di una
famiglia, scuola di vita quotidiana. Auguro a tutti buone vacanze.
Come il Creatore dopo sei giorni si è riposato, così l’uomo dopo
il tempo del lavoro è chiamato al riposo. Appartiene all’ordine
primordiale questo ritmo di lavoro e riposo, lavoro e vacanza.
E questo non solo per una necessità di sopravvivenza: il nostro
corpo così come ha bisogno delle ore del sonno così ha bisogno
dei tempi di riposo per ricuperare le energie.
Il
riposo non è solo una necessità per ricostruire le forze. Il tempo
del riposo ci ricorda che l’uomo non è fatto solo per produrre
e quindi ricavare utile dal lavoro; l’uomo è fatto per l’inutile,
ovvero per ciò che non ha immediato valore economico ma non per
questo è privo di valore. Quante volte ci chiediamo prima di una
azione: che utile me ne viene, che ci guadagno? Ma noi sappiamo
che non tutti i nostri gesti devono essere mossi da questo interesse.
Ci sono gesti GRATUITI che non nascono da calcolo di interesse,
da un possibile guadagno in termini di denaro: gesti per amore
della persona senza calcolare il vantaggio che ne possiamo ricavare.
Il tempo del riposo e della vacanza ci ricorda che il nostro tempo
non deve solo scandire le ore del lavoro produttivo ma deve altresì
scandire le ore dell’attenzione alle persone, del dialogo in famiglia,
della cura per i propri figli, dello svago distensivo, della vicinanza
a chi è solo e malato. Il tempo delle vacanze è tempo per le persone,
per dire loro quanto sono importanti per noi. Buone vacanze e
arrivederci a settembre.
don
Giuseppe
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I VESCOVI LOMBARDI CI INVITANOA RIFLETTERE
SUL FENOMENO DELLE MIGRAZIONI
Ci
sono momenti nei quali sarebbe certamente più comodo tacere, ma
allora ne andrebbe della nostra fedeltà alla parola di Cristo.
Così, di fronte alla legge votata giovedì 2 luglio 2009 dal nostro
Parlamento, non possiamo non far sentire la nostra voce, di cittadini
e credenti, e invitare la comunità parrocchiale ad una seria riflessione.
Lo abbiamo già fatto domenica 5 luglio, diffondendo il comunicato
di Pax Christi Italia. Ora vi trasmettiamo il Comunicato dei Vescovi
Lombardi.
La
Commissione Socio-Politica e della Mondialità
COMUNICATO
DEI VESCOVI DELLE DIOCESI DI LOMBARDIA
al
temine della sessione estiva della CEL - Conferenza episcopale
lombarda
«Il
fenomeno delle migrazioni impressiona per la quantità di persone
coinvolte, per la problematiche sociali, economiche, politiche,
culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che
pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Possiamo
dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale,
che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione
internazionale per essere adeguatamente affrontato [...] Nessun
Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi
migratori del nostro tempo. Tutti siamo testimoni del carico di
sofferenza, di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi
migratori» (n. 62). Provocati anche dalle parole della nuova Enciclica
di papa Benedetto XVI Caritas in veritate appena pubblicata, i
Vescovi lombardi sentono il dovere pastorale di rivolgersi ai
fedeli delle comunità cristiane della Lombardia per invitarli
alla riflessione.
Il
consenso ad alcune parti della legge contenente "Disposizioni
in materia di sicurezza", emerso anche nelle comunità cristiane,
fa nascere interrogativi e suscita preoccupazione. Sembra che
la paura in qualche circostanza purtroppo non priva di ragioni
– troppo spesso amplificata artificialmente –, spinga ad una reazione
emotiva che non aiuta a leggere in verità il fenomeno della migrazione
e ostacola la considerazione della dignità umana di cui ogni persona
– anche quando migrante – è portatrice.
Straniero
non è sinonimo di pericolo o di delinquente: la maggior parte
degli immigrati che vivono e lavorano tra noi lo fanno in modo
onesto e responsabile a tal punto da costituire una presenza fondamentale
e insostituibile per molte attività produttive e per la vita di
molte famiglie.
Per
sostenere questo sguardo libero da precomprensioni e paure eccessive,
le nostre comunità cristiane devono rinnovare lo sforzo educativo
sui temi dell'accoglienza e della dignità di ogni persona, principi
irrinunciabili dell'autentica razionalità e ancor più dell'insegnamento
evangelico.
In
una società moderna – come vuole essere la nostra – che si fonda
sul rispetto delle leggi, sul senso di responsabilità da parte
di tutti, i cristiani sono chiamati ad operare con gli uomini
di buona volontà affinché sia praticata la giustizia e rispettata
la dignità delle persone, di tutte le persone.
I
cristiani pertanto devono farsi promotori di atteggiamenti e di
una legislazione che riconoscano i diritti delle persone oneste
(anche quando immigrate); promuovano e sostengano la responsabilità
sociale di questi "nuovi cittadini" provenienti da altri Paesi;
favoriscano la solidarietà verso tutti i soggetti più deboli;
realizzino procedure praticabili, sensate ed efficienti per la
regolarizzazione degli stranieri presenti da tempo nella nostra
regione ma solo formalmente irregolari solo perché la burocrazia
rallenta e complica l'applicazione di regole già in vigore. Favorire
l'integrazione degli immigrati presenti nella nostra regione alla
ricerca di condizioni di vita oneste e dignitose è la via più
promettente per realizzare una convivenza serena che vinca la
paura e giovi al bene comune.
Grazie per l'attenzione.
Caravaggio,
7 luglio 2009
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LE
RADICI DELLA NOSTRA COMUNITÀ
III PARTE
In
questi ultimi numeri di “Come Albero” stiamo ripercorrendo insieme
la storia della nostra parrocchia, per prepararci a festeggiare
i suoi 75 anni. Dopo aver visto lo sviluppo nel corso dei secoli
della nostra zona, in questo articolo scopriremo i primi passi
della parrocchia.
Il
santuario dedicato alla Madonna di Pompei e ai santi Fermo e Rustico
fu aperto al culto il 21 aprile del 1928. Ma si capì subito che
la chiesa era insufficiente per le necessità di un quartiere in
pieno sviluppo. Tra il 1923 e il 1927 erano sorti edifici di varie
Facoltà dell’erigenda Città degli Studi: agraria, veterinaria,
chimica industriale, il Politecnico e, su un lato della nuova
piazza intitolata a Leonardo da Vinci una scuola elementare. Ci
fu uno sviluppo edilizio straordinario con il conseguente aumento
della popolazione. Per questo la Curia si decise a trasformare
il Santuario della Madonna di Pompei in parrocchia autonoma.
Il
22 agosto 1934 l’arcivescovo di Milano, il beato card. Schuster,
emise il seguente decreto: «La città di Milano è andata in questi
ultimi anni estendendosi come in altre parti così anche nei quartieri
fuori porta orientale, intorno alla Città degli Studi appartenenti
alle parrocchie di S. Francesca Romana, SS. Redentore, S. Martino
in Lambrate, S. Croce, i cui parroci non sono in grado di provvedere
completamente alla assistenza religiosa di quella popolazione
o per la lontananza delle rispettive parrocchie o per moltitudine
degli abitanti. E sarà necessario che in quella regione venga
eretta una nuova chiesa parrocchiale. Frattanto però riteniamo
affidare la cura di anime parrocchiale per quegli abitanti al
sacerdote che assiste S. Maria di Pompei, sussidiaria della parrocchiale
del SS. Redentore, perché si trova nelle migliori condizioni di
esercitarla fino a quando non si è eretta la Chiesa parrocchiale
in luogo adatto. Pertanto […] decretiamo: il territorio compreso
nelle linee mediane di via Botticelli a sud, di Viale Abruzzi
a Ovest, via Donatello, viale Lombardia (restando tutto piazzale
Piola alla nuova Parrocchia), via Vallazze a nord, via Teodosio,
via Ponzio a est con tutti i suoi abitanti e con la chiesa ivi
esistente, dedicata alla Beata Vergine di Pompei è smembrato dalle
rispettive parrocchie di S. Croce, S. Francesca Romana, SS. Redentore
ed eretto in cura di anime indipendente. Ci riserviamo di modificare
i confini qui tracciati, specialmente in confronto con la parrocchia
di S. Martino in Lambrate, in conformità alle nuove esigenze emergenti».
L’entrata
in vigore del decreto fu fissata per l’8 settembre 1934, con un
nuovo titolo, S. Giovanni in Laterano. Il 9 settembre il card.
Schuster celebrò la prima Messa nella nuova parrocchia. Il primo
parroco fu mons. Mario Monza. Nel primo anno furono amministrati
73 battesimi, celebrati 32 matrimoni e 35 funerali.
Nel
1938 diventa parroco don Giuseppe Mazzucchelli, già coadiutore
del SS. Redentore. La sua prima preoccupazione fu quella della
piccolezza della chiesa. Il cortile dietro l’abside fu adibito
a Oratorio maschile, l’oratorio femminile trovò ospitalità presso
le Suore di via Noe. Mancavano le sedi per le associazioni e si
pensò di utilizzare il sotterraneo della chiesa. Una volta ripulito,
però, fu trasformato in cappella, e alla festa, nelle ore di maggiore
frequenza, furono celebrate contemporaneamente due Messe, una
nella cripta e una nella chiesa. Ma non bastò: molti fedeli assistono
alla S. Messa assiepati sulla scalinata all’aperto.
Fu dunque messo allo studio il problema di una nuova chiesa e
il progetto fu allestito dall’architetto Giovanni Muzio. Il tempio,
da intitolarsi alla Regina della Pace, avrebbe dovuto sorgere
in piazza Leonardo da Vinci, sull’angolo di via Ampere. Il 14
ottobre 1939 il card. Schuster si recò sul luogo a benedire la
prima pietra della nuova chiesa. Ma la guerra bloccò il disegno.
Nel 1943 la popolazione in parte sfolla per sfuggire al pericolo.
L’8 agosto 1943 il territorio della parrocchia è duramente colpito
dai bombardamenti. Bombe cadono attorno alla chiesa, una voragine
si apre sul lato di via Pinturicchio, altre bombe esplodono dal
lato di via Noe e provocano un disastro nel convento dell’Istituto
della Sacra Famiglia: due suore vengono uccise. Una bomba resta
inesplosa nei pressi e la sua deflagrazione potrebbe provocare
una strage. Il parroco ne dà avviso dall’altare e annuncia che
l’attività parrocchiale viene trasferita in via Ponzio, presso
la chiesa delle Suore Agostiniane, ma ciò durerà soltanto per
quindici giorni, perché anche questa località diventa bersaglio
dei bombardamenti. La Prima Comunione è celebrata in varie riprese,
la Cresima viene amministrata in Duomo.
Le
case della parrocchia hanno subito gravi danni, talune sono crollate.
La vita parrocchiale è ridotta al minimo. Nell’ottobre del 1945
viene trasportata per le vie della parrocchia l’effigie della
Madonna di Pompei: la circonda un popolo che vuole rinascere a
nuova vita. Ci sono troppe ferite da rimarginare: il problema
della nuova chiesa viene rinviato a tempi migliori.
ORARIO
ESTIVO SS. MESSE
fino a domenica 30 agosto compresa
festivo
la vigilia: ore 18
nel giorno: ore 8.30 - 11 - 18
feriale
ore 8 e 18
PER
GLI ANZIANI CHE RESTANO A MILANO
NEI MESI DI LUGLIO E AGOSTO
LA
TENDA
resterà
aperta da lunedì a venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30
per
essere un punto di riferimento e di aiuto
per le piccole necessità di ogni giorno, la spesa,
l’accompagnamento presso servizi sanitari,
il disbrigo di pratiche burocratiche …
Saranno
benvenute le persone disposte a dare una mano
in questo prezioso servizio
Per
informazioni: La Tenda, via Lippi n. 15 –
tel. 02.39430251 Giusi e Claudia
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Nella
Comunità parrocchiale:
hanno
ricevuto il Battesimo
LORENZO
FILÌ
AURORA JACOBONE
GIULIA SALERNO
BIANCA BOLDRINI
LUCA MUSCOGIURI
CHIARA NINNO
ALESSANDRO ROMANÒ
MATTIA GOTELLI
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si
sono uniti in matrimonio
RUGGIERO
LOMBARDI E MARTA ELZIENY
ROBERTO RAIMONDO E DANIELLE ALICIA CHMIELEWSKI
RABIO RADAELLI E VERA DONADONO
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abbiamo
affidato ai cieli nuovi e alla terra nuova
SABINO ARENA (a. 58)
SILVANO PAVAN (a.63)
GIOVANNI PEREGO (a.83)
IDEALE GIUSEPPE RICCELLI
(a. 78)
GUIDO PAOLO SOLINAS
(a. 69)
GIANNINA MARESCOTTI
(a. 91)
RAFFAELE DE NISCO (a.
78)
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