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notiziario
mensile parrocchiale
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LA
PREGHIERA PER LE FAMIGLIE
Padre
del Signore Gesù Cristo,
e Padre nostro,
noi ti adoriamo, Fonte di ogni comunione;
custodisci le nostre famiglie
nella tua benedizione
perché siano luoghi di comunione
tra gli sposi
e di vita piena reciprocamente donata
tra genitori e figli.
Noi
ti contempliamo
artefice di ogni perfezione e di ogni bellezza;
concedi ad ogni famiglia
un lavoro giusto e dignitoso,
perché possiamo avere
il necessario nutrimento
e gustare il privilegio
di essere tuoi collaboratori
nell’edificare il mondo.
Noi ti glorifichiamo,
motivo della gioia e della festa;
apri anche alle nostre famiglie
le vie della letizia e del riposo
per gustare fin d’ora quella gioia perfetta
che ci hai donato nel Cristo risorto.
Così
i nostri giorni,
laboriosi e fraterni,
saranno spiraglio aperto
sul tuo mistero di amore e di luce
che il Cristo tuo Figlio ci ha rivelato
e lo Spirito Vivificante ci ha anticipato.
E
vivremo lieti di essere la tua famiglia,
in cammino verso di Te,
Dio Benedetto nei secoli.
Amen.
Dionigi,
card. Tettamanzi
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PREGARE
CON MARIA
In
questo maggio due volte con due gruppi diversi di persone ho meditato
sulla preghiera a Maria e con Maria. Mi è stato chiesto di mettere
a disposizione il testo di quelle due meditazioni. Lo faccio volentieri,
ringraziando chi ha trovato utili questi spunti di riflessione.
Il
Rosario, Salterio della Beata Vergine Maria
Risale alla prima antichità cristiana l’uso di contare le preghiere
che si ripetevano con una cordicella con nodi. Dall’Oriente la
pratica passò in Europa soprattutto grazie agli Irlandesi. La
preghiera che solitamente veniva ripetuta era il Padre Nostro.
Sappiamo che era consuetudine nei monasteri imporre questa recita
ripetuta a quanti non erano in grado di partecipare all’Ufficiatura
corale perché analfabeti. Quando verso il XII secolo cominciò
a diffondersi la preghiera dell’Ave Maria, al Padre nostro venne
aggiunta la recita di questa preghiera e prese forma il rosario
che trovò presto larga accoglienza nel popolo cristiano nella
forma di 150 ave marie. 150 quanti sono i salmi che costituiscono
la spina dorsale dell’Ufficio divino che i monaci recitavano ogni
giorno. Ecco perché il Rosario venne anche chiamato Salterio della
Beata Vergine Maria. Salterio è il nome appunto della raccolta
dei 150 Salmi.
Il Rosario nasce così come preghiera semplice praticabile da tutti,
in particolare da chi non era in grado di leggere ma voleva ugualmente
partecipare alla preghiera della chiesa che scandiva le diverse
ore del giorno e della notte. La composizione del rosario in quindici
diecine viene attribuita ad un monaco della Certosa di Colonia
Enrico Egher di Kalkar (1408). Sempre ad un altro certosino viene
attribuita l’aggiunta dei misteri che si contemplano mentre si
ripete per dieci volte l’Ave Maria. Il Rosario così concepito
venne diffuso con ardore dal domenicano Alano de la Roche (1475)
cui si deve la leggenda che attribuisce a san Domenico l’invenzione
e la diffusione del Rosario. Nella tela che raffigura la Madonna
del Rosario, nella nostra chiesa, il santo inginocchiato ai piedi
di Maria sul lato sinistro è proprio san Domenico. Giovanni Paolo
II, papa Woityla che aveva una singolare devozione per la madre
del Signore, ha voluto aggiungere altre cinquanta Ave Marie scandite
dai cinque misteri della luce che ripercorrono la vita di Gesù
dopo gli anni dell’infanzia e prima della passione. Ma così il
Rosario fatto di 200 Ave Marie non ricalca più i 150 salmi, non
è più il Salterio della Beata Vergine Maria.
Il Rosario può risultare una preghiera monotona, ripetitiva, noiosa.
Eppure altre tradizioni religiose suggeriscono la ripetizione
di brevi formule di preghiera per creare una particolare atmosfera
propizia alla meditazione. Nel Rosario la ripetizione delle dieci
Ave Marie permette di contemplare i misteri della vita di Gesù.
Anzi è proprio la preghiera a Maria che ci porta a volgerci verso
il Figlio, ascoltarlo, contemplarlo. Il Rosario è sì preghiera
rivolta a Maria ma per esser da Lei accompagnati verso il suo
Figlio, contemplato nei diversi misteri.
Possiamo dire che il Rosario ci aiuta a fare nostra quella parola
decisiva che Maria pronuncia a Cana, quando ai servitori ordina:
“Fate quello che Lui, il mio Figlio, il Signore, vi dirà”. Possiamo
dire che in questa parola si raccoglie la missione di Maria: guidarci
verso il suo Figlio per esserne discepoli che ascoltano e fanno
quanto Lui, il Signore Gesù ci dirà. Questo il suo compito e il
rosario è questo semplice esercizio che ci porta a contemplare
i misteri di Gesù.
La
più antica preghiera a Maria
Non è, come forse pensiamo, l’Ave Maria. Certo la prima parte
di questa preghiera appartiene al Vangelo di Luca: riporta infatti
il saluto dell’angelo Gabriele a Maria (Ave-Rallegrati piena di
grazia, il Signore è con te) e il saluto di Elisabetta (Benedetta
tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù). L’unione
di questi due saluti e quindi la prima parte della preghiera risale
al IV secolo mentre la seconda parte è tardiva, risale ai secoli
XIV-XV. Invece la più antica preghiera a Maria risale almeno al
terzo secolo ed è scritta su un frammento di papiro copto (14
per 9,4 cm.) rovinato sul lato destro e che riporta dieci righe
di scrittura maiuscola che sono state così ricostruite nella versione
latina:
sub misericordiam tuam
sotto la tua misericordia
confugimus, Dei Genitrix
cerchiamo rifugio Madre di Dio
nostras deprecationes
non disprezzare le suppliche
ne despicias in necessitate
di noi che siamo nella prova
sed a periculi libera nos
ma liberaci da ogni pericolo
una sancta, una benedicta
tu sola santa, tu sola benedetta
Davvero preziosa questa preghiera soprattutto per il titolo di
Madre di Dio attribuito a Maria. Nel 431 a Efeso un Concilio ecumenico
affrontò la controversia che vedeva da un lato il patriarca di
Costantinopoli Nestorio e dall’altro il patriarca di Alessandria
d’Egitto Cirillo. Il primo enfatizzava la natura umana di Cristo
a scapito di quella divina. Maria avrebbe dato vita ad un uomo,
Gesù e non a Dio. Quindi a lei conveniva il titolo di Christotokos
(madre di Cristo) e non quello di Theotokos (madre di Dio).
La disputa coinvolgeva la comprensione della persona di Gesù:
Gesù era un uomo nel quale, come in un tempio, abitava Dio e quindi
Gesù era Theophoros (portatore di Dio) ma non propriamente
Dio, oppure Gesù è una sola persona vero Dio e vero uomo e per
conseguenza Maria doveva esser chiamata Madre di Dio. Il piccolo
papiro ritrovato nelle sabbie presso Alessandria d’Egitto contiene
questo titolo di Madre di Dio e attesta quindi la fede della Chiesa
ben prima che il Concilio proclamerà questa verità. Le verità
della fede, prima d’esser il frutto di una dichiarazione del Magistero
della Chiesa sono un patrimonio del popolo di Dio che trova espressione
proprio nelle parole delle preghiere. Sempre a proposito di questo
piccolo frammento di papiro è nato un piccolo giallo. Infatti
acquistato nel 1917 il contenuto venne reso noto e diffuso solo
nel 1938. Perché questo ritardo? Taluni ritengono che il papirologo
che ne curò la pubblicazione, Robert Colin abbia esitato perché
questo papiro certamente del III secolo attesta una fede nella
Madre di Dio che precede la proclamazione conciliare, una fede
diffusa tra i credenti e non prodotta dalla dichiarazione da parte
del concilio. Il culto a Maria, madre di Dio, non sarebbe quindi
tardivo e indotto dalla dichiarazione conciliare come voleva la
teologia protestante alla quale aderiva il papirologo Colin.
Voglio
concludere con una piccola, semplice preghiera, quasi una filastrocca
che mi è molto cara perché è la prima invocazione a Maria che
ho imparato dalle labbra di mia Madre che era solita recitarla.
La ripeto spesso, e tutte le volte che qualcuno mi chiede di pregare
per qualche necessità: RIMIRATELO, O MARIA CON QUEGLI OCCHI DI
PIETÀ, SOCCORRETELO O REGINA CON LA VOSTRA MATERNA CARITÀ.
Oggi la ripeto per ognuno di voi e in particolare per i preti
di questa nostra comunità che nelle prossime settimane ricorderanno
la data della loro ordinazione sacerdotale:
don Angelo 27 giugno 1954
don Giuseppe 26 giugno 1965
don Giorgio 12 giugno 1982
don Alberto 11 giugno 1988
don Paolo 8 giugno 2002
Ci
uniremo alla sua preghiera di ringraziamento per questi primi
dieci anni nella Messa di domenica 10 giugno alle ore 10.
don
Giuseppe
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LA
FAMIGLIA NELLA DIFFICOLTÀ
dott.ssa Mariolina Ceriotti Migliarese
QÈ sempre più frequente
oggi che la famiglia venga vissuta come luogo problematico e di
difficoltà: i media ci presentano in modo insistente casi drammatici
che hanno come protagonisti i membri di una stessa famiglia e
la disfunzione talvolta anche molto drammatica delle loro relazioni.
Ma la famiglia è davvero così disfunzionale? Davvero dobbiamo
immaginare le relazioni familiari come fonte di conflitto e di
disagio se non di patologia?
Certo è che il numero delle separazioni è in forte aumento, accompagnato
dalla diminuzione consistente del numero dei matrimoni; nello
stesso tempo le indagini sociologiche ma anche l’esperienza clinica
ci indicano però che almeno in Italia la famiglia continua ad
essere considerata un valore molto importante, e il desiderio
di amare ed essere amati “per sempre” continua a rappresentare
un desiderio centrale nella vita della maggior parte delle persone.
È quindi importante domandarsi in primo luogo perché si sia andato
creando un tale clima di sfiducia verso qualcosa che continuiamo
nello stesso tempo a ritenere tanto significativo.
Credo importante riflettere insieme su diversi aspetti del problema:
cosa genera difficoltà nei rapporti tra le persone? Quando una
difficoltà e un problema possono venire definiti come patologici?
Come possiamo impostare una relazione di coppia perché possa essere
l’inizio di una famiglia capace di durare nel tempo?
Per
rispondere al primo quesito, penso si possa dire in modo molto
semplice che ciò che genera difficoltà nei rapporti tra le persone
sono le loro differenze: è certamente molto più facile andare
d’accordo con qualcuno che ci assomiglia, che sente e pensa come
noi, che usa lo stesso tipo di codice per leggere gli eventi.
Nel lavoro clinico che svolgo ormai da molti anni con coppie in
crisi, quello che sempre più mi colpisce è che il cuore delle
loro difficoltà è generalmente rappresentato da forti problemi
di comunicazione: l’uomo e la donna che davanti a me si confrontano
sembrano spesso dare vita a un frustrante discorso tra sordi,
nel quale ciascuno sente l’altro senza riuscire ad ascoltarlo.
Le incomprensioni, anche molto profonde, non nascono necessariamente
da problemi gravi, ma causano sempre una sofferenza profonda della
quale ciascuno ritiene l’altro responsabile.
come se l’uomo e la donna si confrontassero senza la minima consapevolezza
della difficoltà rappresentata dell’esistenza di due codici tra
loro molto diversi: essere maschio e femmina fa infatti di loro
due mondi differenti, entrambi legittimi, entrambi limitati, entrambi
imperfetti e bisognosi l’uno dell’altro per leggere la realtà
in modo completo.
Il problema non è certamente nuovo; la differenza tra i due codici
però è stata a lungo tenuta a bada e resa abbastanza inoffensiva
grazie ad una divisione piuttosto netta di ruoli e compiti all’interno
del-l’ambito familiare. Questa divisione di ruoli e compiti manteneva
l’uomo e la donna all’interno di binari precostituiti limitando
molto le aree di confronto-scontro tra loro. Le trasformazioni
sociali degli ultimi decenni hanno in questo senso cambiato molto
le cose perché finalmente l’uomo e la donna hanno raggiunto la
parità nella maggior parte degli ambiti di vita, come era giusto
che fosse. Questo cambiamento positivo non è stato però accompagnato
da una riflessione sufficientemente lucida sull’impatto rappresentato
dalla loro differenza: ci scontriamo perciò senza esserne pienamente
coscienti con il fatto che parità non significa affatto identità,
e che non riconoscere o negare le differenze porta come conseguenza
il non essere in grado di affrontarle.
La diversità tra i sessi continua perciò a manifestarsi nella
quotidianità del vivere con stili, modi, pensieri differenti,
senza però poter essere tematizzata, capita e perciò fatta fruttare
nelle sue valenze positive.
È, il nostro, un mondo che sembra avere molta paura delle differenze.
La differenza tra le persone, invece, è una conseguenza del buon
raggiungimento dell’identità: più l’identità si rinforza e si
completa, più io sono me stesso, più sono caratterizzato dai miei
pregi ma anche dai miei limiti… Questo significa che raggiungere
una buona identità è anche accettare e riconoscere ciò che ci
de-finisce e ci fa perciò diversi dall’altro pur nella uguaglianza
del valore di ciascuno. La differenza cruciale tra esseri umani,
il fondamento della differenza e al tempo stesso del limite, è
proprio la differenza sessuale: il maschile e il femminile sono
infatti irriducibili uno all’altro, ci definiscono ma al tempo
stesso segnano il nostro limite e la nostra incompletezza. L’uomo
e la donna si completano nel loro incontrarsi, che è poi ciò che
li fa, insieme e non singolarmente, generativi.
A
conferma di questa tematica credo si possa sottolineare questo:
tra i momenti attualmente più critici per una coppia si trova
oggi spesso la nascita del primo figlio. Questo evento, spesso
a lungo rimandato e quindi atteso e desiderato, si trasforma spesso
nell’inizio di una crisi relazionale.
Come spiegarlo? Il fatto è che la nascita di un bambino è proprio
ciò che rende palesi le differenze. La nascita di un bambino è
una delle cose più belle ed emozionanti che possiamo vivere e
ha sempre un effetto dirompente nella vita dei suoi genitori,
perché segna l’ingresso nel mondo di una creatura nuova, legata
a loro da un legame che niente e nessuno potrà più sciogliere.
L’arrivo di un figlio mette in moto una serie di relazioni nuove,
non solo sul piano interpersonale, ma anche su quello intrapersonale:
quel neonato che arrivando ci rende papà e mamma trasforma infatti
il nostro coniuge in co-genitore e getta nuova luce anche sul
nostro rapporto di figli con i nostri genitori. Si tratta di imparare
un ruolo totalmente nuovo, che conosciamo solo a partire dalla
nostra esperienza di figli, ciascuno secondo codici impliciti
appresi nella famiglia da cui proviene. Ognuno di noi ha però
un’esperienza diversa e personale di cosa vuol dire essere un
buon/cattivo papà, una buona/cattiva mamma, una buona/cattiva
coppia genitoriale, e queste immagini non sono necessariamente
combacianti né si sono mai confrontate prima tra loro. Il confronto
inizia sul campo in modo diretto, intorno a quella creatura nuova
e inerme che si affida così completamente a noi.
Questa diversità è naturale e potenzialmente molto ricca, ma dobbiamo
essere capaci di vedere che si tratta di due modi complementari
e non contrapposti; se ciascuno dei due invece ritiene valido
solo il proprio modo di impostare la relazione con il figlio,
saranno inevitabili conflitti anche molto aspri e incomprensioni
importanti.
A questo si aggiunge spesso la difficoltà di collocare il nuovo
arrivato nella posizione giusta, vincendo la tentazione (soprattutto
materna) di metterlo al centro della vita della coppia: una coppia
deve infatti continuare a rimanere tale anche dopo la nascita
di uno o più figli, continuando a coltivare e arricchire il proprio
rapporto di amicizia e di eros se non vuole smarrirsi durante
il percorso della vita familiare.
Il
secondo tema cui vorrei accennare è questo: le difficoltà e i
problemi della coppia sono sempre segno di una patologia relazionale?
Ancora l’esperienza clinica mi fa dire che troppo spesso oggi
si tende a considerare troppo rapidamente come “sbagliata” una
relazione quando questa comincia a mostrare le prime difficoltà.
Credo che di nuovo il problema nasca dal confronto con un contesto
sociale che vuole farci dimenticare il limite inevitabile presente
nella normale condizione della creatura umana. Il limite, l’imperfezione,
sono la cifra della normalità dell’uomo e della donna e non l’eccezione;
il dimenticarlo comporta entrare nelle relazioni con aspettative
che sono poco realistiche ed essere perciò molto esposti alle
delusioni. Dopo la forza dell’innamoramento iniziale, è naturale
infatti che la coppia inizi a confrontarsi con le prime difficoltà,
che dipendono da diversi fattori: primo tra tutti, come abbiamo
già detto, la differenza tra il maschile e il femminile, ma poi
anche la differenza che esiste tra le abitudini e i modi di funzionare
che ciascuno dei due ha appreso nella propria famiglia di origine.
Ognuno porta infatti con sé modi di fare, convinzioni, rituali,
presupposti esistenziali che vengono in qualche modo dati per
scontati fino quando non vengono messi a confronto con il mondo
dell’altro, che proviene da una famiglia diversa.
Un’altra difficoltà nasce dal fatto che ciascuno di noi ha un
suo personale ritmo di crescita e di sviluppo, che non sempre
e non necessariamente si muove in armonia con quello del nostro
compagno/a di viaggio…La persona che abbiamo scelto e sposato
cambia nel tempo, come del resto anche noi cambiamo, sulla base
delle esperienze che la vita ci fa incontrare.
Si tratta di difficoltà fisiologiche e inevitabili, che ci richiedono
una serena presa d’atto e la decisione di coltivare e mantenere
sempre viva la comunicazione, per provare a venirsi incontro e
migliorare poco alla volta la comprensione reciproca. Se però
abbiamo nella mente l’aspettativa della coppia perfetta, senza
conflitti e senza fatiche, che si regge solo e spontaneamente
sulla forza del proprio sentimento, è facile pensare che la nostra
è una coppia problematica, che è l’altra persona ad essere deludente
e che forse abbiamo semplicemente fatto la scelta sbagliata.
Mi sembra importante che due persone che scelgono di sposarsi
si mettano prima di tutto nell’ottica migliore, che secondo me
è quella di considerare la vita insieme come si considera un lungo
viaggio: dobbiamo studiare il percorso, attrezzarci bene, avere
le cartine e i viveri necessari, ma soprattutto poter contare
sul fatto che il compagno/a che abbiamo scelto, oltre ad essere
qualcuno di cui siamo innamorati, è la persona con la quale affrontare
le inesorabili difficoltà, perché ci ingegneremo sempre insieme
per trovare una soluzione.
Come
impostare perciò la relazione di coppia?
Per prima cosa mi sembra di poter dire che ci troviamo oggi di
fronte a una sorta di capovolgimento della prospettiva: non si
condivide più l’idea che un patto profondo di fedeltà reciproca
è la premessa necessaria a favorire la costruzione di un legame
buono, portatore di un autentico benessere nella relazione; si
pensa piuttosto che solo la presenza costante di una sensazione
di benessere soggettivo possa giustificare la fatica necessaria
per mantenere il legame nel tempo. Stare bene insieme perciò non
sarebbe il frutto della capacità e dell’impegno a costruire e
coltivare un rapporto che matura nel tempo, ma piuttosto il prerequisito
irrinunciabile per continuare una relazione.
Si è diffusa oggi una profonda e dilagante sfiducia nella possibilità
che l’amore reciproco possa durare per sempre e la convivenza
senza promesse sembra perciò a molti la soluzione più sincera
e rispettosa della persona amata: il matrimonio appare come un’istituzione
inutile, un atto formale privo di sostanza che nulla può garantire
e che al contrario altera l’autenticità dei sentimenti.
Credo invece profondamente che passo indispensabile per tornare
a costruire buone relazioni di coppia sia quello di riscoprire
il senso della reciproca promessa di amore “finché morte non ci
separi”. Penso che sia necessario tornare a capire il senso avvincente
di quella “relazione per sempre” che il matrimonio dovrebbe rappresentare
e che purtroppo è andato perduto: credo infatti che non ci sia
avventura umana più profonda, coinvolgente e appassionante di
quella che può svolgersi tra due persone che sfidano la propria
diversità per divenire capaci di parlarsi, completarsi, arricchirsi,
generare vita.
Quando ci innamoriamo di qualcuno facciamo l’esperienza speciale
di intuire qualcosa del suo Sé: intuiamo ciò che l’altro è di
unico, ma anche ciò che può diventare, ciò che da lui potrebbe
svilupparsi. È una percezione che assomiglia alla capacità di
reverie dei genitori nei confronti dei figli, quando intuiscono
nel proprio bambino la presenza in nuce dell’uomo e della donna
che possono diventare.
Se e quando dall’innamoramento nasce e si sviluppa il progetto
di un rapporto d’amore, è di importanza cruciale imparare a mantenere
viva questa intuizione originaria: potremmo infatti sperimentare
che l’altro non è in assoluto la persona “migliore”, ma non per
questo cesserà di essere la persona “unica” che siamo stati capaci
di vedere.
L’amore nella coppia, quello che le permette di essere generativa
e di durare nel tempo, è in definitiva proprio questo: avere a
cuore e sostenere per quanto sta in noi lo sviluppo nell’altro
di quel qualcosa che abbiamo intuito in lui; è desiderare che
nella sua vita prenda forma sempre più concreta la pienezza dell’essere
e possa davvero realizzare la propria vocazione.
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SULLE
ORME DI LA PIRA E DON MILANI
Pellegrinaggio Adolescenti a Firenze
Come
gruppo adolescenti quest' anno abbiamo avuto la fortuna di visitare
Firenze e Barbiana, andando in pellegrinaggio insieme agli oratori
di Casoretto, San Luca e S. Carlo. 80 persone tra preti, educatori
e ragazzi per un viaggio “decanale” iniziato il 28 e concluso
il 30 aprile.
Fin dall'inizio, anche se stravolti dal lungo viaggio, abbiamo
avuto la sensazione che sarebbe stata un'esperienza che ci avrebbe
aiutato a rafforzare la nostra fede. Appena arrivati a Firenze
abbiamo visitato la Basilica di San Marco, dove abbiamo ascoltato
il presidente della Fondazione La Pira che ci ha parlato di Giorgio
la Pira e della sua vocazione. Dalla sua testimonianza abbiamo
capito che il sindaco di Firenze era una persona lontana dagli
schemi e capace di guardare “oltre”, guidando la città non solo
come “amministratore” ma come autorevole guida per credenti e
non credenti. Abbiamo concluso il pomeriggio recitando i Vespri
in chiesa e affidando in particolare i politici del nostro tempo,
perché siano uomini veramente dediti al bene comune. Per la prima
serata gli educatori ci hanno proposto il “gioco della pubblicità”,
un classico per noi di San Giovanni in Laterano, ma sempre molto
divertente.
La giornata del 29 aprile è cominciata con la visita del Battistero
di Firenze, posto a pochi passi dal Duomo. Al suo interno abbiamo
potuto ammirare i mosaici dominati dall'enorme figura di Cristo
con le scene del giudizio universale. In particolare ci hanno
colpito le raffigurazioni della cupola, divise in sezioni: giudizio
universale, gerarchie angeliche, storie della genesi, storie di
Giuseppe, storie di Maria e di Cristo, storie del Battista. Vista
l’importanza di questo luogo abbiamo qui rinnovato le promesse
battesimali. Nella mattinata abbiamo poi celebrato la Messa domenicale
all’interno del Duomo di Firenze, avendo il privilegio di sederci
accanto all’altare. Nel pomeriggio la visita alla Cappella Brancacci
e la recita dei Vespri in una chiesa del centro storico. La seconda
e ultima sera il programma prevedeva un giro per '' Firenze by
night'': dopo cena abbiamo visto così una Firenze illuminata e
incantata dal suono delle chitarre classiche di bravissimi musicisti.
Questa serata e il tempo libero che ci è stato concesso dagli
educatori è stata un'altra delle tante possibilità per conoscere
un po’ meglio nuove persone che come noi vivono un cammino di
fede in oratorio.
Dopo
la Firenze di La Pira, il 30 Aprile ci siamo spostati a Barbiana
per conoscere la figura di Don Lorenzo Milani. Arrivati a Barbiana
abbiamo celebrato la Messa nella chiesa di cui questo “prete scomodo”
era parroco. Anche di don Milani conoscevamo ben poco, ma abbiamo
capito che era uno di quegli uomini che, per le sue scelte coerenti
e linguaggio tagliente e preciso, non aveva paura di servire gli
ultimi nel nome del Vangelo. Don Milani ha avuto una vita breve,
ma davvero intensa. Siamo rimasti molto colpiti dalla sua scuola,
una scuola non “ufficiale”, non riconosciuta, ma, come ci ha detto
una volontaria della Fondazione Milani, una scuola “non solo di
sapere, ma di vita”. Le lezioni incominciavano alle 8 del mattino
e finivano alla sera, non c'erano vacanze e nemmeno un vero e
proprio programma. Si esplorava la natura, si conoscevano gli
animali, si disegnavano le cartine degli stati. La scuola per
lui era lo strumento per dare la parola ai poveri perché diventassero
più liberi e più eguali, era un ospedale che cura i sani e respinge
i malati. Una scuola con delle regole, certo, ma una scuola il
cui maestro si prendeva cura dei propri allievi facendoli a suo
modo sentire come una famiglia. Anche se all'inizio eravamo un
po' dubbiosi e non particolarmente entusiasti di quello che ci
avrebbe aspettato quei tre giorni a Firenze, questo pellegrinaggio
si è rivelato un mezzo per imparare a pregare, per conoscere testimoni
affidabili e essere felici scherzando insieme ai nostri amici
del decanato.
Pensiamo che sia proprio questa la cosa più bella e significativa
di tutto il ritiro: condividere le nostre gioie con gli altri!
Alessia,
Matilde e il Marsa
Family
2012
Vogliamo
venire incontro all’invito dell’Arcivescovo
nella sua Lettera in preparazione
al VII incontro mondiale delle Famiglie:
«Chiedo che in tutto il territorio della diocesi
non siano celebrate sante Messe nella mattinata del 3 giugno».
CALENDARIO
DELLE SS. MESSE
SABATO
2 GIUGNO
ore 18.00 S. Messa della Vigilia
DOMENICA
3 GIUGNO
SONO SOSPESE TUTTE LE CELEBRAZIONI
DEL MATTINO
ore 18.00 S. Messa
ore 19.00 S. Messa
Sono
ancora disponibili alcuni posti per il nostro
VIAGGIO
IN PORTOGALLO
2 - 8 settembre 2012
PROGRAMMA
PROVVISORIO DEL VIAGGIO:
1° Giorno: MILANO PIAZZA BERNINI – AEROPORTO DI MILANO – LISBONA
- SETUBAL -EVORA
2°
Giorno: EVORA – TOMAR – FATIMA
3°
Giorno: FATIMA
4° Giorno: FATIMA – Esc. a Batalha - Alcobaca - Nazaré - Obidos
- LISBONA
5°
Giorno: LISBONA
6°
Giorno: LISBONA - Cascais - Estoril - Sintra - Cabo de Roca -
LISBONA
7°
Giorno: LISBONA – AEROPORTO MILANO – PIAZZA BERNINI
QUOTA
INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE
a seconda del numero di partecipanti si varia da € 1.030 a 1.160
SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA € 200
Per questo viaggio è richiesta la Carta d’Identità in corso di
validità; non è valida la carta d’identità rinnovata con timbro
(in tal caso si suggerisce di riemettere il documento oppure di
viaggiare con passaporto, che non necessita di bollo all’interno
della comunità europea)
Termini
di pagamento:
ACCONTO
euro 300,00 ALLA CONFERMA DEL VIAGGIO
SALDO 40 GIORNI PRIMA DELLA PARTENZA
ISCRIZIONI IN UFFICIO PARROCCHIALE
ENTRO IL 10 GIUGNO 2012
DOMENICA
10 GIUGNO 2012
GRANDE FESTA DELL’ORATORIO
CON LE FAMIGLIE
Programma
Ore 10.00 S. Messa
Ore 11.00 Giochi in strada e chiacchiere insieme
Ore 12.30 Pranzo insieme
Nel
pomeriggio giochi per tutti
Per
quel giorno sarà chiuso al traffico il tratto di via Pinturicchio
subito dopo l’incrocio con via Guerrini fino a piazza Bernini
esclusa. Potremo godere della strada tutto il giorno!
Per
il pranzo: l'Oratorio offre una calda pastasciutta.
Ogni famiglia è invitata a portare un secondo (tipo torta salata)
o un dolce, da condividere con gli altri!!!
Gradito anche qualcosa di buono da bere!
L’invito
al pranzo è rivolto a tutte le famiglie che hanno i ragazzi iscritti
al catechismo e/o alla catechesi del dopo cresima!
Iscrizioni entro venerdì 8 giugno in oratorio o in ufficio parrocchiale.
Quota di iscrizione: 3 euro per ciascun componente del nucleo
familiare.
SERVIRE
LA COMUNITÀ NELLA LITURGIA
Chiediamo alle persone che abitualmente partecipano
alle nostre celebrazioni
di offrire a don Giuseppe e a don Paolo
la propria disponibilità ad assicurare
la
proclamazione della Parola di Dio
la distribuzione dell'Eucarestia
l'animazione del canto
magari fino a costituire un piccolo coro
AMICI
SUPER...ANTA
DIECI
ANNI INSIEME!!
Unire
amicizia, cultura, fraternità e accoglienza è possibile anche
se non si è più nel mondo del lavoro e non si hanno più trent’anni?
Da dieci anni nella nostra comunità il gruppo Amici Super...anta
si impegna a perseguire questo obiettivo.
Ogni settimana una proposta culturale o di riflessione (si spazia
dalle fotografie sulla Patagonia alle opere liriche passando attraverso
i personaggi storici, i luoghi cari ai milanesi, le tradizioni….),
ogni incontro un momento di convivialità; ogni volto degli amici
una storia che si lega alla tua… E non mancano le risate con gli
spettacoli che vogliono tenere viva la cultura della nostra città,
i concerti che offrono il sapore dei ricordi e la voglia di continuare
a camminare, le riflessioni che tengono desta l’anima alla sorpresa
di Dio.
Dieci anni… con la gratitudine per chi si prodiga ogni giorno
perché questa attività della nostra comunità continui a essere
segno di prossimità!!
don Paolo
Questo
il programma dei festeggiamenti a cui siete tutti invitati
sabato 26 maggio 2012 ore 15,00
nel salone dell’oratorio
Concerto con Le belle voci La nostalgia delle canzoni
seguirà rinfresco aperto a tutti
alle ore 18.00 S. Messa di ringraziamento
I
VOLTI DELLA POVERTÀ
Spettacolo per il ventesimo anniversario
della morte di Padre David Maria Turoldo
Giovedì 24 maggio ore 21.15
Salone dell’Oratorio
regia Massimo de Vita e Daniela Airoldi Bianchi
con Massimo de Vita, Luca Aiello, Mavis Castellanos,
Stefano Grignani, Irene Quartana, Eleonora Sacchi
Abbiamo
cercato di andare al cuore del messaggio turoldiano. I poveri,
vero popolo di Dio, Sua profezia: a partire da questa centralità
abbiamo cercato ponti, legami, rimandi, analogie con altri testimoni
del nostro tempo, che sui bisognosi hanno fondato la loro vocazione,
la loro missione. Lo spettacolo, raccogliendo materiali poetici
e di prosa, punta dritto sul nostro “tempo malato” e sulla necessità
di farci “prossimo” verso gli ultimi, e verso gli stranieri innanzitutto,
questi “nuovi” fratelli che, soffrendo “la ferocia dei numeri”,
vivono il massimo della disperazione e il massimo della speranza.
Concerti
in periferia 2012
giovedì 31 maggio ore 21
Chiesa parrocchiale
Concerto
per violoncello e contrabbasso
Musiche di Haendel, Rossini, Boismortier, Bononcini
Guido Parma violoncello - Luigi Correnti contrabbasso
…
E L’ANNO PROSSIMO?
Percorsi di formazione e di educazione cristiana
Già
molte famiglie chiedono date e orari
per il prossimo anno catechistico 2012-2013.
Comincio
a dare qualche indicazione.
L’iniziazione cristiana
Il percorso si svolge in quattro anni
(dalla terza elementare alla prima media)
Per
il primo anno di iniziazione cristiana (terza
elementare)
gli incontri saranno di lunedì dalle 17 alle 18.
Ricordo che le iscrizioni sono solo per i bambini della nostra
parrocchia
e si apriranno il 10 settembre 2012.
Per il secondo anno (quarta elementare)
continueranno il martedì, sempre dalle 17 alle 18.
Per
il terzo anno (quinta elementare)
proseguiranno il giovedì dalle 17 alle 18.
Per
il quarto anno (prima media)
gli incontri saranno sempre di mercoledì, MA dalle 18 alle 19!!
Per
il dopo cresima
Oltre agli incontri proposti dal nostro decanato:
Seconda media tutti i lunedì dalle
18,30 alle 19,30
Terza media tutti i martedì dalle 18,30 alle 19,30
Le superiori (dalla prima alla terza)
tutti i lunedì dalle 21 alle 22
Gruppo 18/19 (quarta e quinta superiore)
lunedì dalle 21 alle 22 ogni 15 giorni
Universitari una domenica sera al
mese
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Nella
Comunità parrocchiale:
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hanno
ricevuto il battesimo
ANDREA
POZZI
DANIELE VISCIONE
OLIVIA CASTELLETTA
NICOLÒ INTISO
SARA MAZZOLDI
ALLEGRA PAGLIAI
REBECCA SPINA
si sono uniti in matrimonio
ELENA CECALUPO E CLAUDIO REINACHER
GIORGIA VON BERGER E DANIELE PORTANOME
abbiamo
affidato ai cieli nuovi e alla terra nuova
ORNELLA
MEDA (a. 89)
ANTONIA CIPRI (a. 83)
RICCARDO ALESSANDRINI (a. 56)
RACHELE PIZZOTTI (a. 95)
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