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mensile parrocchiale
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GESÙ
E LA TERRA DEGLI UOMINI
Padre mio, mi sono affezionato alla terra
quanto non avrei creduto.
È bella e terribile la terra.
Io ci sono nato quasi di nascosto,
ci sono cresciuto e fatto adulto
in un suo angolo quieto
tra gente povera, amabile e esecrabile.
Mi sono affezionato alle sue strade,
mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti,
le vigne, perfino i deserti.
È solo una stazione per il figlio tuo la terra
ma ora mi addolora lasciarla
e perfino questi uomini e le loro occupazioni,
le loro case e i loro ricoveri
mi dà pena doverli abbandonare.
Il cuore umano è pieno di contraddizioni
ma neppure un istante mi sono allontanato da te
ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi
o avessi dimenticato di essere stato.
La vita sulla terra è dolorosa,
ma è anche gioiosa: mi sovvengono
i piccoli dell’uomo, gli alberi, gli animali.
Mancano oggi qui su questo poggio
che chiamano Calvario.
Congedarmi mi dà angoscia più del giusto.
Sono stato troppo uomo tra gli uomini
oppure troppo poco?
Il terrestre l’ho fatto troppo mio o l’ho rifuggito?
La nostalgia di te è stata continua e forte,
tra non molto saremo ricongiunti nella sede eterna.
Padre, non giudicarlo
questo mio parlarti umano quasi delirante,
accoglilo come un desiderio d’amore,
non guardare alla sua insensatezza.
Sono venuto sulla terra per fare la tua volontà
eppure talvolta l’ho discussa.
Sii indulgente con la mia debolezza, te ne prego.
Quando saremo in cielo ricongiunti nella Trinità
sarà stata una prova grande
ed essa non si perde nella memoria dell’eternità.
Ma da questo stato umano d’abiezione
vengo ora a te, comprendimi, nella mia debolezza.
Mi afferrano, mi alzano alla croce
piantata sulla collina,
ahi Padre, mi inchiodano le mani e i piedi.
Qui termina veramente il cammino.
Il debito dell’iniquità è pagato all’iniquità.
Ma tu sai questo mistero. Tu solo.
MARIO
LUZI
da La Passione. Via Crucis al Colosseo
Garzanti, Milano, 1999, pp. 59-60
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DUE
RAGIONI PER RINGRAZIARE
La
prima ragione. Vivo in queste settimane un’esperienza di intensa
appartenenza alla nostra comunità e di gratitudine che tento di
tradurre in parole.
L’esperienza inquietante della scoperta di un carcinoma, il successivo
intervento chirurgico, i giorni di degenza e la progressiva, lenta,
ripresa sono state accompagnate da una affettuosa partecipazione.
Sono qui da appena sedici mesi ma il calore della vostra vicinanza
in questa occasione è quello di un rapporto di lunga data.
Per
questo voglio ringraziare. Anzitutto la signora Guazzoni, consorte
del professor Giorgio il chirurgo che ha compiuto il mio intervento
chirurgico. Visitando le famiglie prima di Natale incontro nella
sua casa una Signora che mi parla di suo marito medico chirurgo,
urologo all’Ospedale san Raffaele-Villa Turro. Ricordo d’aver
esclamato: È proprio il medico che cerco … E infatti gli sottopongo
tutta la mia documentazione e decido per l’intervento chirurgico
dopo le feste natalizie e onorati alcuni impegni che avevo da
tempo preso per gennaio. Davvero utile la visita alle famiglie!!!!
Vorrei che il professor Giorgio Guazzoni con tutta la sua équipe
del S. Raffaele-Villa Turro, e in particolare i dottori Andrea
Carozzo, Gabriele Cornaggia e Emanuele Scapaticci trovassero qui
l’espressione della mia più viva riconoscenza.
Il
secondo grazie lo devo ad un mio carissimo amico, il dottor Altin
Palloshi, giovane albanese ospite del Collegio dove ero rettore
prima di venire in parrocchia ed attualmente medico all’Istituto
clinico Città Studi (ex santa Rita). È stato il mio Angelo custode
la prima notte dopo l’intervento. Per mia fortuna non conosco
l’insonnia ed è quindi per me un piccolo dramma trascorrere una
intera notte senza chiudere occhio, senza poter bere per placare
l’arsura… insomma una brutta notte confortata dalla affettuosa
presenza di Altin. E poi la quotidiana, assidua presenza dei miei
familiari, di don Paolo, di alcuni carissimi parrocchiani e di
tanti amici in particolare il mio medico di famiglia dott. Maria
Rosa Dell’Orto e il dott. Angelo Anzuini.
Al mio rientro in parrocchia, dopo tre giorni a casa di mia sorella,
i segni di affetto si sono addirittura moltiplicati. Ho ricevuto
dolci, una torta di mele fatta in casa, due stupende piante di
mimosa accompagnate da un biglietto: «Dagli amici parrocchiani
con un forte abbraccio». Ho ricevuto una bellissima lettera di
una Signora colpita da un carcinoma che mi manifesta la sua affettuosa
condivisione.
Ma devo dire che il saluto più singolare l’ho ricevuto la domenica
appena rientrato in parrocchia. Al momento della comunione una
signora, ricevendo il pane eucaristico, non ha risposto Amen ma,
simpaticamente anche se in modo poco rituale: Bentornato! E poi
quante persone incontrandomi in questi giorni mi manifestano tutta
la loro simpatia, mi invitano ad esser prudente nella ripresa
del lavoro.
Davvero
l’esperienza di questa malattia mi ha rivelato il legame tra la
mia persona e questa nostra comunità. Nella settimana di degenza
ospedaliera e nelle successive più volte ho pensato al singolare
privilegio di esser circondato da presenze tanto competenti e
tanto premurose. Per molti l’esperienza della malattia è solo
fonte di preoccupazione, di sofferenza e di solitudine. Non è
stato così per me e per questo mi sento davvero un privilegiato,
avvolto dal calore di una grande amicizia.
Avevo messo in programma per questa quaresima la visita alle persone
anziane o malate costrette in casa. Mi vedo obbligato a spostare
questa visita che non voglio assolutamente trascurare, anche perché
ho personalmente sperimentato quanto fa bene sentirsi amati, accuditi.
Ho voluto raccontarvi, anche con qualche piccolo dettaglio, queste
mie ultime settimane per ringraziare tutti voi che in modi diversi
mi avete accompagnato in questa vicenda. Davvero ho toccato con
mano la bella qualità del nostro rapporto, niente affatto burocratico
ma ricco di umanità. Vi confido che proprio questa vicenda mi
ha confermato nella possibilità di fare della parrocchia una realtà
davvero vicina alle case e quindi al vissuto quotidiano di ognuno
di noi. A questo vorrei continuare a lavorare, adesso ancora più
sicuro di poter contare su una trama intensa di legami.
La
seconda ragione per ringraziare. Siamo ormai a metà del cammino
quaresimale, sempre più vicini alla Pasqua.
Sarà la mia seconda Pasqua con voi e l’emozione della prima non
si è cancellata dalla mia memoria. Anche quest’anno entreremo
nella Settimana santa la domenica delle palme e degli ulivi. Come
già abbiamo fatto lo scorso anno compiremo un vero cammino di
ingresso alla nostra chiesa, così come Gesù è entrato nella città
santa di Gerusalemme. Nei giardini situati tra le vie Pinturicchio
e Balzaretti benediremo i rami di ulivo e poi festosamente raggiungeremo
la nostra chiesa. I verdi rami di ulivo che porteremo nelle nostre
case ci ricorderanno non solo che primavera è alle porte ma che
una nuova vita ci è promessa e donata.
Ci aspettano poi i tre giorni santi, culmine della vita di Gesù.
La scansione consueta: giovedì,venerdì e sabato santo non è esatta.
Secondo l’uso ebraico il primo giorno inizia al tramonto del giovedì
e si conclude al tramonto del venerdì. Questo primo giorno racchiude
alcuni gesti sotto il segno dell’amore che non conosce confini.
Lavanda dei piedi, consegna della sua vita prima nei segni del
pane e del vino e poi nel sacrificio della croce. Questo primo
giorno abbraccia l’ultima cena e il Calvario, come due momenti
unificati dalla celebrazione di un amore che non conosce misura.
Il secondo giorno del triduo santo trascorre dalla sera del venerdì
alla sera del sabato. È questo un giorno assolutamente vuoto.
In esso non ha luogo nessuna celebrazione, la chiesa è nel silenzio
di un’assenza perché il suo Signore giace nel sepolcro. Come quando
una persona cara ci è strappata dalla morte: non ci sono più parole
da dire. Così la chiesa in questo giorno vuoto è come muta, eppure
pervasa da un’attesa.
Il terzo giorno del triduo santo trascorre dalla sera del sabato
alla sera del “primo giorno della settimana”, giorno che da allora
è stato chiamato “domenica” appunto giorno del Signore. Una grande,
lunga ma suggestiva celebrazione dovrebbe occupare questa notte.
Prima il fuoco nuovo, poi le parole che raccontano la storia della
salvezza, l’acqua del battesimo e infine il pane e il vino della
nuova ed eterna alleanza. Attraverso questi segni la Chiesa annuncia
la sua fede nell’uomo della croce, vivente. In questa notte della
pasqua 2010 una giovane donna che ha con me compiuto in questi
mesi il suo cammino di fede riceverà battesimo, cresima, eucaristia.
La gioia della pasqua dilagherà per l’intera giornata fino a sera,
quando insieme ai due discepoli di Emmaus anche noi potremo riconoscere
Gesù vivente in mezzo a noi “allo spezzar del pane”.
Sarebbe
bello poter vivere insieme questi tre giorni. L’esodo pasquale
dalla città vede una intensa partecipazione nel primo dei tre
giorni: i riti della Cena e della Croce sono davvero ben partecipati.
Nella notte pasquale siamo comunque uniti a quanti pur lontani
celebrano la gioia della risurrezione. Possa questa gioia invadere
i nostri volti. Che nessuno, incontrandoci, debba dire: «Crederei
al loro Signore risorto se i suoi discepoli avessero un volto
da risorti».
don
Giuseppe
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DOVE
L'UOMO INCONTRA IL SIGNORE SECONDO IL VANGELO
Don
Bruno Maggioni è venuto a trovarci nei giorni 23, 24 e 25 febbraio
per parlarci dei luoghi dove si incontra il Signore secondo
quanto scritto nel Vangelo. Ogni incontro ha posto al centro
il commento di un brano della Parola di Dio. Di seguito un resoconto
dei punti principali delle riflessioni di don Bruno.
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PRIMO
INCONTRO: IL BUON SAMARITANO
Dio si incontra nella normalità della vita di tutti i giorni.
Così come il buon Samaritano anche Maria (Lc 1,26). L’annuncio
dell’angelo Gabriele è avvenuto in un momento di vita quotidiana.
È nel quotidiano che dobbiamo cercare Dio: Dio si incontra nel
prossimo. E il prossimo capita lungo il cammino. È anonimo, la
sua identità non la conosciamo, ha un segno distintivo: è colui
che è nel bisogno. La prossimità non è definita dall'appartenenza,
ma dal bisogno: prossimo è il bisognoso nel quale ti imbatti,
non importa chi sia. Chi non vede il bisogno non vede il prossimo.
E chi non vede il prossimo non vede Gesù Cristo. Certo, incontriamo
il Signore in Chiesa, ma poi lo dobbiamo cercare fuori, nel nostro
cammino quotidiano. Solo se abbiamo lo sguardo aperto possiamo
vedere il bisogno e la presenza di Dio nella vita quotidiana,
altrimenti non vediamo nulla. Il problema è dunque chiedersi se
si ha dentro se stessi la prossimità verso i bisogni degli altri,
chiunque essi siano.
È questo che Gesù ci segnala con forza parlandoci dei veri discepoli
(Mt 7, 21-23): «Molti mi diranno quel giorno: Signore, Signore,
non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo
nome e compiuti molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò
loro: Non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me, voi operatori
di iniquità». Qui Gesù è durissimo: allontanatevi da me, sottolinea.
Chi non ha la capacità di riconoscere il bisogno, non ha la capacità
di amare veramente.
Al contrario i caratteri di chi lo incontra li si riconoscono
in Mt 25, 31 e seguenti. «Allora i giusti gli risponderanno:
Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato
da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo
visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti
a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico:
ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla
sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno,
preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto
fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete
dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non
mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo
visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere
e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico:
ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei
fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno,
questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».
Dio
si identifica nei più piccoli. Non parla di guarigioni ma di accoglienza
e di conforto. Questo è importante. Noi siamo testimoni di un
Dio che non ci butta mai via. Così deve valere anche per noi.
Si può portare Dio all’altro solo se si testimonia il rispetto
per la persona, che ha un valore assoluto, sempre, che non va
mai buttata via.
Come rimanere in Dio sempre, riconoscerlo e portarlo nella propria
vita? Ce lo dice Gv 15, 1-17, parlandoci della vera vite: «Rimanete
in me, ed io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se
stesso, se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete
in me». Questo concetto è ripetuto più volte in questo brano
del Vangelo. Senza rimanere in Gesù non possiamo niente. E come
si può rimanere in Gesù? Ce lo dice la prosecuzione del brano:
«Amandoci a vicenda». Se non amiamo gli altri, possiamo
contemplare e pregare ma Cristo comunque non è in noi. Lo stesso
messaggio lo si ritrova nell’inno alla gioia della prima lettera
ai Corinti di San Paolo. Se non ho la carità, nulla sono, recita
il testo. La carità è accoglienza, rispetto degli altri, è un
modo di relazionarsi con stile. È in sintesi lì che incontro il
Signore: nella relazione concreta, quotidiana, amorevole e caritatevole
con gli altri.
SECONDO
INCONTRO: LE BEATITUDINI
In questo incontro don Bruno affronta una per una le otto beatitudini
(Mt 5, 3-10), sottolineando il fatto che le beatitudini non sono
per l’uomo dalla vocazione speciale o straordinaria, ma sono per
tutti!
Beati i poveri in spirito … dove per poveri in spirito
si intende coloro che sono consapevoli di essere dipendenti da
Dio e di aver ricevuto da Dio delle doti non per merito, ma per
dono e gratuitamente; queste doti sono state date per essere messe
al servizio degli altri.
Beati gli afflitti … sono tutti coloro che soffrono, non
solo per se stessi ma anche per gli altri, quindi aperti al mondo
e capaci di condividere il dolore di chi si incontra, ricordandosi
che se è difficile dare e ancor più difficile ricevere.
Beati i miti … sono tutti coloro che testimoniano la fede
senza cercare orpelli e forzature per convincere gli altri che
il Vangelo è la Verità, è la Felicità. La mitezza è la non aggressione
davanti all’egoismo altrui. La mitezza è silenziosa. Pensiamo
a Maria che si porta dentro la sua pena in silenzio, senza sottolineare
all’altro il peso che le addossa.
Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia … sono
gli appassionati della vita, coloro che anche se non toccati in
prima persona dalle evidenti ingiustizie di cui siamo circondati,
lottano per difendere chi le subisce nel totale rispetto dell’altro,
a testa alta con la dignità e la gioia di essere un credente.
Beati i misericordiosi … qui non si tratta solo di saper
perdonare, ma sull’esempio di Dio, di amare anche coloro che hanno
rotto l’alleanza con noi, è il rimanere fedeli all’altro e a se
stessi. È la capacità di dimenticarsi di sé e di guardarsi attorno.
Tuttavia avere gli occhi non basta: bisogna avere il cuore. È
il perdonare che permette all’altro di sentirsi stimato e accolto
come se non ci fosse stata nessuna rottura per lasciargli lo spazio
di ritrovare se stesso. L’amore di misericordia è un amore materno
che non si motiva da ciò che si riceve in cambio.
Beati i puri di cuore … E qui si intendono tutti coloro
che hanno il cuore semplice, limpido, tutto di un pezzo, senza
maschere, senza inutili fronzoli, rivolto in direzione di Dio.
La purità di cui si parla è assenza di ogni dualismo ed inganno,
è amore di verità. C’è un impedimento a ottenere la visione di
Dio: la doppiezza del cuore, l’ipocrisia della vita.
Beati gli operatori di pace … coloro che desiderano la
pace. E non solo una pace esteriore! La misericordia di Dio attraverso
il Sacramento della Riconciliazione ci aiuta a partire proprio
da noi stessi per portare la pace agli altri. È un modo di essere,
di esistere. L’uomo della pace è Gesù morto in croce.
Beati i perseguitati a causa della giustizia … coloro che
hanno il coraggio di dire la Verità, sempre anche a costo di essere
criticati, giudicati e messi da parte. Le Beatitudini sono fatte
per definire l’uomo Vero, quell’uomo che Dio ha messo dentro ognuno
di noi. Le Beatitudini hanno un presente e un futuro, perché nulla
sulla terra ci basta, abbiamo bisogno di più. E qui don Bruno
ha ribadito più volte di imparare ad essere contenti, a godere
di ciò che si ha, perché solo Dio dà pienezza al nostro bisogno
ultimo, al nostro desiderio di felicità.
TERZO
INCONTRO: L’EUCARISTIA
In questa ultima sera don Bruno ha affrontato il tema dell’Eucaristia
partendo dalla Prima lettera ai Corinti. In questo brano Paolo
racconta un fatto, un accadimento, avvenuto durante una cena conviviale
tra amici: «Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che
a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui
veniva tradito, prese il pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò
e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in
memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche
il calice, dicendo:”Questo calice è la nuova alleanza nel mio
sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”!
Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo
calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga».
Gesù sa già che sarà tradito. Tradito da Giuda, uomo che è all’interno
della comunità dei discepoli. Noi ci occupiamo di guardare sempre
il mondo esterno, di dare giudizi su ciò che accade “fuori”, quando
invece dovremmo preoccuparci di osservare ciò che c’è dentro la
Chiesa, dentro le nostre Comunità, dentro di noi. L’Eucaristia
deve porre al centro Gesù Cristo, non ciascuno di noi, non la
comunità. Gesù è l’indiscusso protagonista della Messa.
Quali sono i gesti di Gesù? prende il pane, ringrazia, lo spezza,
lo dà. Questi gesti sono rappresentativi della vita di Gesù: Gesù
ha preso la sua vita, l’ha condivisa con tutti, ha sempre ringraziato
e si è donato agli altri. Vivere l’Eucaristia significa ricordare
la vita di Gesù: Noi durante la Messa ce lo ricordiamo? Pensiamo
a Lui o la nostra mente è sempre rivolta a noi stessi?
Ringraziamo
don Bruno, perché anche con la sua simpatia, ha saputo rendere
queste tre sere di esercizi molto interessanti, lasciandoci numerosi
spunti per provare a vivere la Quaresima con maggiore passione
e consapevolezza.
Maria
Letizia e Andrea
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LE
CELEBRAZIONI DELLA SETTIMANA SANTA
26 MARZO VENERDÌ
ore 16.00 e 21.00
Confessioni con preparazione comunitaria
28
MARZO DOMENICA DELLE PALME
ore 9.45
presso i giardini di via Pinturicchio (Ramelli):
Benedizione degli ulivi, cammino verso la Chiesa
e S. Messa delle Palme
LUNEDÌ,
MARTEDÌ E MERCOLEDÌ SANTO
i sacerdoti saranno disponibili per le confessioni
dalle ore 16.00 alle 18.00
1° APRILE GIOVEDÌ SANTO
ore 9.00
Liturgia della Parola;
ore 19.00
S. Messa nella Cena del Signore preceduta dalla Lavanda dei piedi
La Chiesa rimane aperta per l’adorazione personale fino a mezzanotte
2
APRILE VENERDÌ SANTO
ore 9.00 e ore 15.00
Via Crucis
ore 19.00
Liturgia della Passione e Morte del Signore
3
APRILE SABATO SANTO
ore 9.00
Liturgia della Parola;
ore 21.00
Veglia e S. Messa della Risurrezione
4
APRILE DOMENICA DI PASQUA
le S. Messe seguono l’orario festivo
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CONCERTO
DI PASQUA
Domenica
delle Palme 28 marzo
ore
21.00
nella Chiesa Parrocchiale
FRANZ
JOSEF HAYDN
LE SETTE ULTIME PAROLE DI CRISTO
Orchestra
"Valerio Boldi"
voce recitante: Davide Pini Carenzi
direttore: Erik Lundberg
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PELLEGRINAGGIO
ADOLESCENTI CITTÀ STUDI
FOLIGNO - SPELLO - NORCIA
TRE
AMICI CI RACCONTANO DIO:
ANGELA
DA FOLIGNO, CARLO CARRETTO, S. BENEDETTO
5 - 7 APRILE 2010
il
pellegrinaggio è rivolto solo agli adolescenti dei primi
quattro anni delle superiori.
Informazioni
e iscrizioni in oratorio entro il 20 marzo p.v.
NOTIZIE
DALL’ORATORIO
Può sembrare presto… ma già molti mi chiedono cosa
succederà in estate per l’oratorio. Ecco le proposte!
FESTA
DELLE FAMIGLIE
Domenica 13 giugno
dalla S. Messa delle ore 10 - Pranzo insieme - Giochi
Se sarà possibile il pranzo e i giochi per strada!!!
ORATORIO
ESTIVO 2010
Sono previste due settimane di oratorio estivo:
prima settimana: dal 14 al 18 giugno
seconda settimana: da 21 al 25 giugno
MONTAGNA
INSIEME
Quest’anno vi sarà un’unica settimana per le elementari (dalla
terza)
e per le medie da domenica 27 giugno a venerdì 2 luglio a LA THUILLE
(A0)
CAMPO
DI LAVORO
Per i ragazzi dalla prima superiore all’università
Esperienza di lavoro manuale di supporto al restauro di chiese
antiche
ed esperienza di vita comune
da domenica 4 luglio a domenica
11 luglio AVENALE DI CINGOLI (MC)
BEATO
CHI DECIDE NEL SUO CUORE IL SANTO VIAGGIO
Dovrebbero
bastare le parole del Salmo a raccomandare a tutti “il Santo viaggio”,
il viaggio a Gerusalemme.
La nostra proposta ha già ottenuto una numerosa adesione che ci
obbliga a prevedere due voli distinti per complessivi 79 posti.
Quindi, anche coloro che sono stati inseriti in lista d’attesa
potranno partecipare. Chiediamo a tutti di passare in segreteria
per confermare la presenza, e, chi non l’avesse ancora fatto,
di versare la caparra di euro 200,00 entro la fine di marzo.
In seguito, potremo valutare la possibilità di inserire nuovi
partecipanti. Ecco il programma quasi definitivo del nostro viaggio.
Non sono indicati ancora gli incontri che stiamo organizzando
con gli esponenti delle tre grandi religioni monoteiste e con
l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.
È necessario il passaporto individuale, valido ancora almeno sei
mesi rispetto alla data di partenza.
PROGRAMMA
1 giorno: Italia - Tel Aviv - Nazareth
(o Tiberiade). Ritrovo all'aeroporto e partenza per Tel Aviv.
All'arrivo partenza per la Galilea, attraverso la pianura di Sharon.
Arrivo a Nazareth (o Tiberiade) in serata. Sistemazione in albergo:
cena e pernottamento.
2
giorno: Nazareth - escursione Sefforis.
Pensione completa in albergo. Al mattino partenza per il Tabor,
il monte della Trasfigurazione e salita in minibus. Proseguimento
per la visita di Sefforis, capitale della Galilea ai tempi di
Gesù: nel sito archeologico si trovano importanti reperti giudaici
e cristiani. Nel pomeriggio visita di Nazareth: basilica dell'Annunciazione,
chiesa di San Giuseppe, museo Francescano, Fontana della Vergine.
3
giorno: Lago di Galilea. Mezza pensione
in albergo. Giornata dedicata alla visita dei luoghi della vita
pubblica di Gesù attorno al lago di Galilea. Si raggiunge il monte
delle Beatitudini, poi a Tabga visita delle chiese del Primato
e della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Arrivo a Cafarnao
per la visita degli scavi dell'antica città con la sinagoga e
la casa di Pietro. Traversata in battello del lago e sosta per
il pranzo. Nel rientro sosta a Cana.
4
giorno: Nazareth (o Tiberiade) – Gerusalemme:
Colazione. Sosta a Beth-Shean e Beth-Alfa, Poi Gerico con visita
agli scavi delle mura, al Palazzo Hisham. Pranzo a Gerico. Nel
pomeriggio Qumran. Eventuale celebrazione nel deserto. Se resta
tempo si arriva fino al Mar Morto. Caravanserraglio del Buon Samaritano
sosta presso Wadi el Qelt dove il panorama sul deserto è particolarmente
suggestivo. Arrivo in serata a Gerusalemme.
5
giorno: Gerusalemme. Pensione completa.
Giornata dedicata alla visita della città. Al mattino: Cenacolo,
Spianata del Tempio, Via Dolorosa, Basilica della Resurrezione.
Nel pomeriggio: Monte degli Ulivi, Edicola dell’Ascensione, Grotta
del Padre Nostro, Dominus Flevit, Getsemani. Basilica della Dormizione
della Madonna e Grotta dell’arresto di Gesù nel Cedron. A sera,
all’inizio del sabato: Visita al Muro del Pianto.
6
giorno: Betlemme. Pomeriggio: Gerusalemme:
Yad Vashem, memoriale della Shoah.
7
giorno: Gerusalemme. Chiesa di Sant’Anna
con l’annessa piscina. Tempo per la visita al Suk. Nel pomeriggio:
vesperi nella chiesa di San Giacomo degli Armeni. Tempo libero.
8 giorno: Gerusalemme - Tel Aviv - Italia. Colazione. Tempo a
disposizione in Gerusalemme. Eventuale sosta nel sito di Emmaus.
Trasferimento all'aeroporto di Tel Aviv per il rientro.
LA
TENDA: PER CONTINUARE A CREARE VICINANZA
Siamo
giunti ormai al secondo anno di attività della Tenda; come lo
scorso anno abbiamo voluto raccogliere e presentare alla comunità
quanto gli operatori e i volontari hanno realizzato. Mentre lasciamo
che ciascuno legga e commenti i dati della pagina accanto, con
queste righe vogliamo rileggere e condividere alcune parole che
nel corso del 2009 hanno dato significato all’esperienza vissuta.
Le prime parole sono state scritte da alcuni anziani che condividono
con Anna Paola – una delle operatrici del servizio – un’attività
di gruppo: «Libertà. Voglia di libertà e di tanta salute per tutti.
Pace per tutti. Stiamo bene quando stiamo insieme e non soli.
Speriamo di riuscire a fare qualcosa con tutta la nostra forza
donando tolleranza e comprensione. Con tanta gioia». Sono parole
che suggeriscono come le persone anziane, se trovano occasioni
per superare quella solitudine in cui spesso la grande città li
rinchiude, possono esprimere vitalità, raccontare saggezza, diffondere
gioia, trovare senso alla terza e quarta età nonostante gli acciacchi
e le difficoltà.
Emiliano, il volontario storico che diversi anni fa aveva avviato
in parrocchia con “gli amici dei nonni” le prime esperienze di
prossimità, una sera ha raccontato come la Tenda è stata anche
per lui la realizzazione di un sogno: «Dieci anni fa abbiamo
iniziato con tanta buona volontà, ma forse ci mancava la preparazione,
l’organizzazione, il metodo; a volte i nostri interventi erano
frammentari, facevano fatica a collegarsi alle istituzioni… Oggi,
dopo questi due anni di esperienza, ci siamo accorti della differenza.
Ci siamo resi conto come sia importante avere creato uno spazio
dedicato, come sia essenziale avere operatori che sanno dare continuità
agli interventi, come sia vitale per i volontari avere un punto
di riferimento, occasioni formative per condividere pensieri,
preoccupazioni e idee».
Il 2009 è stato anche un anno durante il quale la parola “addio”
è ormai entrata nella storia della tenda. Non è stato facile separarci
e affidare alla braccia del Padre persone a cui ormai eravamo
affezionati, ma forse proprio l’etimologia della parola stessa
ha aiutato a vivere questi passaggi: “a Dio” con Lui, vicino a
Lui, là ci ritroveremo.
Sono
giunte poi le parole di don Giuseppe che è venuto alla Tenda per
la benedizione natalizia nello scorso dicembre: «Benedire significa
riconoscere che quanto esiste, quanto ha in sé alito di vita,
è frutto delle benevolenza di Dio, manifestazione del suo amore
per noi, segno della sua provvidente presenza. La tenda, che rievoca
anche il passo evangelico di un vangelo che leggeremo a Natale
– pose la sua tenda tra noi – ci ricorda che siamo chiamati nella
storia di oggi ad essere segno semplice e concreto del suo amore
per tutti gli uomini». Don Paolo ha fatto eco a queste parole
raccontando come nel percorso tra le case per le benedizioni natalizie
più volte ha sentito “dire-bene” della Tenda, come di una risorsa
buona che la Parrocchia con Fondazione Aquilone ha avviato per
dare sostegno e l’aiuto possibile.
Una
risorsa da custodire e da consolidare perché è un bene della comunità
cristiana e per la città, è un piccolo segno di partecipazione
attiva alla costruzione della polis, di collaborazione
con le istituzioni perché le parole integrazione, sussidiarietà,
prossimità, cittadinanza attiva abbiano uno spessore sempre più
concreto. «Certo – aggiungono Giusi e Claudia – spesso le giornate
diventano troppo complesse, non sempre troviamo le soluzioni e
l’aiuto per tutti, le relazioni quotidiane non sempre sono facili,
ma un invito continua ad accompagnarci: creare vicinanza, invito
buono, profumo di pane, nei nostri inquieti giorni».
Loris,
Fausto, gli operatori e i volontari della Tenda
Cerchiamo ancora persone disponibili a mettere
a disposizione un po’ del loro tempo per:
servizio di segreteria (bastano due ore alla settimana al mattino)
servizi di accompagnamento in ospedale (con auto della Tenda -
due ore alla settimana)
saper giocare con un gruppo di anziani (un pomeriggio alla settimana)
disponibilità ad andare a trovare casa anziani soli (due ore alla
settimana)
infermieri per rilevare la pressione arteriosa (2 ore il martedì
mattina)
Prendi i contatti con la Tenda tutte le mattine al n. 02-39430251
– Via F. Lippi adiacente al civico n. 15.
L'UOMO:
IL PRIMO SEGNO DA CUSTODIRE.
IL DIRITTO ALLA SALUTE.
L'ESPERIENZA DEL NAGA
Martedì
2 Marzo, in occasione del primo incontro quaresimale, ha parlato
in Parrocchia l’avv. Pietro Massarotto, Presidente del NAGA, associazione
di volontariato che si occupa del diritto alla salute degli stranieri.
Massarotto
ha esordito sottoponendo alla nostra attenzione alcuni studi che
dimostrano come i flussi migratori nei paesi occidentali negli
ultimi duecentocinquant’anni non siano stati influenzati dalle
normative vigenti in tema di accoglienza nei diversi stati. Come
a dire che l’immigrazione è un fenomeno che non può essere regolato,
tantomeno eliminato.
Non
fa eccezione l’Italia, dove ogni anno entrano da 150.000 a 200.000
stranieri a prescindere da quanto stabilito nei vari decreti flussi
e i dati del Ministero dell’Interno dicono che il 91% degli stranieri
regolari attualmente presenti lo sono diventati attraverso sanatorie,
dopo un periodo più o meno lungo di irregolarità. A fare la differenza
rispetto alla quantità di arrivi in ogni paese è il dato macroeconomico
della disponibilità di lavoro per gli stranieri.
Il
NAGA si occupa degli irregolari dal 1987, quando un gruppo di
medici milanesi che vedevano arrivare nei loro ambulatori cittadini
stranieri senza copertura sanitaria, pensò di fondare un’associazione
che erogasse gratuitamente servizi sanitari di base alla popolazione
irregolare per tutelare il loro diritto alla salute.
Anche
se dal 1998 una legge italiana stabilisce che la medicina relativa
alle malattie essenziali deve essere garantita anche ai cittadini
stranieri dallo Stato, qui a Milano solo due dei sei presidi sanitari
pubblici accettano pazienti irregolari. Il Naga combatte perché
lo Stato, nel rispetto della legge, garantisca il servizio medico
agli stranieri senza permesso di soggiorno come lo garantisce
alla popolazione italiana. Studi dimostrano che i cittadini immigrati
non sono più malati degli italiani e non portano patologie strane
in Italia; anzi, in genere gli immigrati si ammalano una volta
entrati in Italia delle malattie della povertà, come ad esempio
la TBC.
La
legge italiana che ancora oggi determina i principi fondamentali
dell’immigrazione in Italia è la cosiddetta “Turco-Napolitano”
del 1998, nata a valle della firma del trattato di Shengen ed
impostata come se gli immigrati non fossero persone che si spostano
per vivere e lavorare altrove ma soggetti potenzialmente pericolosi.
Ecco perché, ad esempio, quella legge stabilì che i permessi di
soggiorno dovessero venire rilasciati dalle Questure anziché dai
Comuni. Questo nonostante le statistiche dicano che gruppi a pari
età e pari reddito di italiani e stranieri siano caratterizzati
da percentuali simili di incidenza criminosa.
La
legge Turco-Napolitano diede per la prima volta due strumenti
nuovi alle forze dell’ordine: le espulsioni dal territorio degli
stranieri irregolari tramite il foglio di via ed il trattenimento
nei centri di permanenza temporanea, come quello di Via Corelli
a Milano, per gli individui considerati pericolosi. La legge Bossi-Fini
del 2002 inasprì le norme allargando l’applicazione della custodia
nei centri di permanenza temporanea a tutti gli irregolari che
abbiano ricevuto un foglio di via. Infine il pacchetto sicurezza
dell’anno scorso ha introdotto il reato di immigrazione irregolare
per tutti i cittadini clandestini, materializzando l’odiosa equivalenza
logica straniero= immigrato=clandestino=delinquente.
Al
termine del suo discorso, molte le domande rivolte a Massarotto
che con le sue risposte ha ancor meglio evidenziato come le attuali
politiche italiane in tema di immigrazione determinino la quasi
impossibilità di entrare in modo legale nel nostro paese, in nome
di una cultura fondata sulla paura del diverso.
Roberto
Vicinanza
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Nella
Comunità parrocchiale:
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abbiamo
affidato ai cieli nuovi e alla terra nuova
GIAN
PIETRO PAOLO BERTOLDI (a. 70)
OLGA BELLEI (a. 80)
VITTORIO QUATTROCCHI (a. 81)
SILVANA CACCHIONI (a. 69)
SILVANA LURASCHI (a. 70)
CLAUDIO LAMBERTI (a. 73)
LUIGIA VERRI (a. 80)
CATERINA CELANO (a. 74)
ERCOLINA BAINI (a. 90)
LUCIANO CELESTINO GELOSA (a. 78)
CECILIA PARINI (a. 82)
ANTONIA MARIA FRANCESCHINI (a. 90)
MADDALENA BECCI (a. 82)
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