EBREI
E CRISTIANI:
UN GRANDE PATRIMONIO COMUNE
Riportiamo
il testo dell’intervento di Rav Giuseppe Laras, già rabbino capo
di Milano, all’interno della nostra Cattedra del Concilio lo scorso
26 febbraio. Il testo non è stato rivisto dall’autore. .
È
stata molto opportuna e commovente l’introduzione di questa sera
con il filmato dedicato ad alcuni momenti importanti e centrali
della storia dei rapporti contemporanei fra Cristiani ed Ebrei.
In particolare la testimonianza del cardinale Martini sicuramente
ha dato un grande contributo in questa direzione. Ma prima di
soffermarmi sul filo della memoria, sul rapporto che c’è stato
fra il card. Martini e la mia persona, vorrei dire qualche parola
sulla nascita del dialogo. Il dialogo ha una data: nel passato
non esisteva un dialogo, esisteva un confronto, una contrapposizione
e dispute teologiche. C’è nella storia dell’umanità e nella storia
di Israele uno spartiacque che è la shoah. La shoah ha significato
una violenza portata con folle malvagità nei confronti del popolo
ebraico. Il risultato di questa folle malvagità è stato lo sterminio
di sei milioni di Ebrei.
Con
la fine della guerra e quindi con la testimonianza della shoah,
il rapporto fra Cristiani e Ebrei è mutato e questo grazie a persone
che in entrambi i campi si sono adoperate per impostare un nuovo
corso. Da parte ebraica voglio ricordare Jules Isaac, professore
di storia che aveva perso tutta la sua famiglia mentre riuscì
a salvarsi, perchè nel momento in cui arrivarono a Parigi i Nazisti
a catturare la sua famiglia, non si trovava in casa. Questo evento
determinò in lui, professore laico, una riflessione sui grandi
temi dell’esistenza, persuaso che quello che era accaduto non
doveva mai più accadere. Mai più. Di qui la decisione di intavolare
un rapporto nuovo con la Chiesa, perché era convinto che se non
ci fosse stato nell’arco di due millenni l’anti giudaismo, la
propaganda contro gli ebrei, probabilmente non saremmo arrivati
allo sterminio del popolo ebraico. Era necessario togliere qualsiasi
alibi ad altri eventuali persecutori. E allora si adoperò cercando
un abboccamento con Papa Roncalli, Giovanni XXIII, e ci riuscì.
Ricordo che di questo argomento ho parlato con Maria Viggiani,
che è stata molto impegnata sul fronte del dialogo. Fu lei a fare
da intermediaria e realizzare questo incontro a Roma fra papa
Giovanni e Jules Isaac.
Naturalmente
da parte cattolica c’erano altri rappresentanti, altri campioni
del dialogo che stava per nascere. Uno di questi è stato il cardinale
Bea, insieme con il card. Willebrand. Il card. Bea aveva esposto
la questione a papa Giovanni. Eravamo alla vigilia della convocazione
del Vaticano II e si avvertiva nel mondo cattolico che stava per
accadere qualcosa di importante. A seguito di quell’incontro,
papa Giovanni incaricò il card. Bea di preparare, nell’ambito
del Vaticano II, un documento sugli Ebrei. Avrebbe dovuto essere
un documento espressione di questa nuova visione, di una nuova
considerazione da parte del mondo cattolico nei confronti del
mondo ebraico. Per ragioni contingenti di opportunità ‘politica’,
il documento dedicato all’ebraismo comprendeva anche considerazioni
riguardanti altre religioni, ad esempio il mondo islamico. Per
ragioni di opportunità la considerazione dell’ebraismo fu inserita
all’interno di un contesto che si occupava anche di altre religioni
non cristiane. È vero che l’ebraismo non è cristianesimo, ma è
la base, il fondamento del cristianesimo. Ecco perché sarebbe
stata opportuna una considerazione specifica per l’ebraismo. Così
è nata la dichiarazione Nostra Aetate che è il libro di testo,
il documento e il fondamento del dialogo.
Dobbiamo
riconoscere che il dialogo è nato con qualche difficoltà perché
sia da parte cattolica che da parte ebraica c’erano perplessità,
sospetti, pregiudizi. Dopo 2000 anni di contrapposizione, di predicazione
anti giudaica, davvero cambia tutto? Ci si incontra? Ci si parla?
Ci si guarda con altri occhi e con altri sentimenti? È difficile!
I pochi che all’inizio presero parte a questo nuovo corso dovettero
superare non poche difficoltà sia nel proprio ambito cioè convincendo
le persone a partecipare a questo nuovo corso ma anche all’esterno,
perché c’era il timore da parte ebraica che partecipando al dialogo
si volessero convertire gli ebrei, timore alimentato da una tradizione
millenaria. Da parte cristiana c’erano sospetti e c’era una certa
resistenza ad iniziare un percorso comune perché c’erano tutti
quei sentimenti anti semiti che circolavano all’interno del corpo
della chiesa e del mondo cristiano. Quindi fin dall’inizio il
dialogo non fu una cosa semplice e quindi incontrò subito alti
e bassi, frenate e accelerazioni e questa situazione si è protratta
nel tempo fino a questi ultimi anni. Il dialogo intanto non è
un fenomeno di massa, è un fenomeno elitario e questo spiega anche
il limite di questo dialogo che coinvolge solo i vertici. Per
poter dare intensità al dialogo bisognerebbe poter coinvolgere
tanta gente, ma questo non è mai stato possibile anche perché
le Gerarchie cattoliche non vedevano sempre di buon occhio questo
cambiamento di rotta nei confronti del mondo ebraico.
Ad
ogni modo, piano piano, con il tempo,con molta pazienza, con molta
buona volontà, con molta fede nel dialogo e nel cammino da fare
insieme le cose migliorarono, andarono avanti, e continuano ad
andare avanti anche se ci sono momenti di frenata e di stanca
e momenti di accelerazione e di entusiasmo. Ci sono contingenze
politiche e culturali che possono giocare nell’accelerare o rallentare
il corso del dialogo. Parlando di dialogo non possiamo non parlare
di alcuni esponenti di spicco, mi riferisco soprattutto a Giovanni
Paolo II che sicuramente ha dato grande impulso al cammino del
dialogo ebraico cristiano. Ricordo che in un discorso che improvvisò
a Praga davanti alla lapide dei morti deportati disse una cosa
molto importante che evidentemente fu ascoltata da parte dell’uditorio
cattolico con grande attenzione: «Chi è antisemita non è un buon
cristiano». Guardate che una frase di questo genere è stata decisiva
perché ha tolto l’alibi a chi, forse in buona fede, affermava
che nutrire un sentimento di ostilità verso gli Ebrei in fondo
faceva cosa gradita agli occhi di Dio. No! Chi è antisemita non
è un buon cristiano. Poi abbiamo vissuto altri momenti intensi
di partecipazione nei sacrari, nei luoghi di sofferenza, poi la
visita in Israele, la visita al muro del pianto, ricordiamo il
gesto di inserire tra le pietre del Muro il suo bigliettino. Sicuramente
Giovanni Paolo II è un pontefice che ha alimentato il cammino
di incontro fra ebrei e cristiani facendo progressivamente cadere
quel muro fatto di ideologia, di sentimenti anti ebraici da parte
cristiana e di sentimenti anticristiani da parte ebraica.
Il
dialogo continua e quando si parla di dialogo e si riflette sull’identità
dei soggetti che partecipano al dialogo non si può non riconoscere
che veniamo da una stessa radice. Il cristianesimo senza ebraismo
non troverebbe la propria autogiustificazione, non si spiegherebbe;
ma queste due componenti che sono nate unite, poi si sono scomposte
nel corso del tempo e adesso tendono a ricongiungersi e a reincontrarsi
quando Dio vorrà, hanno in comune molte cose. Ci sono molte cose
che rafforzano e danno vigore e significato al dialogo. Che cosa
hanno in comune cristiani e ebrei? Intanto la preghiera: quel
rivolgersi a Dio, quel parlare a Dio, quell’ascoltare Dio, e soprattutto
quella preghiera che va intesa come offerta di sé a Dio, non di
richiesta per sé a Dio. Ma come è possibile che un uomo di carne
e sangue possa mettersi in contatto con Dio che è infinito, che
è al di sopra, che non è nel mondo? Ma questa è la forza della
fede e la forza della preghiera. Ebbene questa realtà preziosa
la possediamo entrambi. Un'altra cosa che abbiamo insieme è la
teshuvah, la penitenza, il far ritorno. Penitenza vuol dire la
capacità di poter tornare, quando si sia riconosciuto che abbiamo
sbagliato, sulla retta via. Tornare fare un percorso a ritroso
e riconquistare la posizione in cui eravamo buoni e in cui abbiamo
cessato di essere buoni facendo del male. È una risorsa straordinaria
il pentimento. Vuol dire che vedo quello che ho fatto di male,
lo riconosco come male e mi riprometto se mi ritrovo in quelle
stesse circostanze di non farlo mai più. Questa è la penitenza,
il ritorno. Allora si rinasce. Ovviamente deve essere fatta con
sincerità. Ecco abbiamo in comune questa volontà, questa capacità
di rinascere. Sia in senso verticale nei confronti di Dio sia
in senso orizzontale nei confronti delle persone che danneggiamo,
offendiamo a cui facciamo male, bisogna attraverso la teshuvah
avere il coraggio di presentarci a queste persone che abbiamo
danneggiato e offeso chiedendo loro scusa. Non c’è cosa più difficile
che chiedere scusa, perché istintivamente noi siamo persuasi di
non sbagliare mai, sono sempre gli altri che sbagliano e quindi
andare da un altro e dirgli: “ti presento le mie scuse, perdonami”
è duro!
Ma
poi c’è un'altra pietra preziosa in comune: è l’idea messianica.
Idea straordinaria! Vuol dire che verrà (per noi ebrei verrà,
per voi cristiani ritornerà) un momento che sarà meglio di oggi.
Il contenuto dell’ideologia messianica è che verrà un domani che
sarà meglio dell’oggi. E se io tribolo, fatico, piango però ho
la fede che domani tutto questo finirà e sarà meglio di oggi allora
sopporto meglio la tribolazione, la sofferenza. Ho citato queste
tre cose importanti ma sicuramente ve ne sono altre e proprio
per questo vale la pena stare insieme, camminare insieme, cercando
di recuperare insieme quello che abbiamo perduto. Naturalmente
tutte queste cose che io vi sto dicendo, il cardinale Martini
le conosceva molto bene, aveva questi sentimenti. Era un grande
amico di Israele. Ho avuto la fortuna di conoscerlo. Lo conobbi
nel 1980 proprio pochi giorni dopo il suo ingresso a Milano come
arcivescovo. Anch’io in quei giorni mi incardinavo nella comunità
ebraica di Milano, sono stato per 25 anni rabbino capo di Milano.
Entrambi piemontesi ci incontrammo, lo andai a trovare e mi chiese
subito se si poteva fare qualcosa insieme: «Ma qui che cosa si
fa per collaborare?». Anch’io ero appena arrivato e risposi che
non lo sapevo. Che si poteva tentare. Incominciò a parlarmi del
dialogo. Nel 1980 erano già passati diversi anni dal Concilio
Vaticano II, da quell’incontro con Giovanni XXIII. Però il dialogo
andava avanti fra alti e bassi non c’era ancora la cultura del
dialogo, c’erano sì le vecchie amicizie ebraico cristiane che
però erano iniziative abbastanza limitate. Non c’era ancora quella
voglia di aprirsi e conquistare posizioni insieme. Parlammo subito
della necessità di rilanciare il dialogo e ricordo che il cardinale
aveva voglia di parlare con tutti, non solo con gli ebrei, ma
anche con quelle categorie di persone che di solito venivano escluse
perché considerate non ricettive nei confronti della religione.
Istituì la Cattedra dei non credenti e di fatto coinvolse personalità
della cultura credenti e non credenti e fu una esperienza molto
importante. Voleva portare le persone a riflettere su temi comuni
che prima di essere religiosi erano temi etici. Ricordo che mi
diceva: «Non avevo nessuna idea e nessuna voglia di fare il vescovo
e quando mi ha chiamato il Papa che mi voleva mandare a Milano
io ho tentato di sottrarmi!».
Questa
nomina è stata davvero una scelta profetica. I profeti tentano
di rifiutare la chiamata al compito profetico, ma la profezia
è come un combustibile: finché non finisce, la macchina non si
ferma. E lo diceva con una punta di humor, gli piaceva raccontare
con il sorriso queste cose. E poi insieme, nell’ambito del dialogo,
inaugurammo una sede in via Sambuco a Milano in cui partì l’iniziativa
soprannominata “Teshuvah” che esiste ancora adesso e che è preposta
al rafforzamento e all’alimentazione del dialogo. Ricordo la grande
sala, stracolma, non si sentiva volare una mosca e la riflessione
a due voci, il cardinale ed io, sul testo di Deuteronomio 5: “Ascolta,
Israele”. Ricordo il clima di grande commozione, e un’atmosfera
molto intensa. Chi partecipò a quell’evento si ricorderà questa
grande emozione. Martini aveva una passione segreta: la terra
di Israele, di Gerusalemme, vi si trasferì quando lasciò per raggiunti
limiti di età la sede arcivescovile di Milano. Abitava al Pontificio
Istituto Biblico, vicino all’hotel King David. Una volta che mi
trovavo a Gerusalemme, telefonai a suor Germana, la suora che
lo seguiva, e chiesi come stava Sua Eminenza, sapevo che non stava
bene e se potevo andare a trovarlo. Ci incontrammo e parlammo
di Milano. Ad un certo punto si avvicinò a me, come se volesse
dirmi una cosa segreta: «Sa che mi sono comprato la tomba qui
a Gerusalemme, così quando morirò sarò sepolto in terra sacra».
Purtroppo non gli fu possibile realizzare il suo desiderio perché
si ammalò e dovette rientrare in Italia a Gallarate dove cominciò
il periodo più difficile della sua vita, che però visse con intensità,
in modo operoso, mai cedendo di fronte alla sofferenza, alla fatica,
al dolore. Tenne anche per tre anni una rubrica mensile di dialogo
con i lettori sul Corriere della sera.
Andavo ogni tanto a trovarlo e pochi mesi prima della sua morte,
quando seppi che la sua situazione era molto peggiorata, andai
con un mio collaboratore. Fummo ricevuti in una stanzetta molto
semplice dal suo assistente don Damiano Modena, una figura meravigliosa
di prete! Purtroppo non si riusciva a capire più quello che diceva,
e don Damiano che aveva imparato a leggere il movimento delle
labbra ci traduceva quello che Martini diceva. Era una situazione
bella ma tristissima. Nonostante la sua prostrazione parlammo
di cose che presupponevano una forte volontà di vivere. E alla
fine, perché era molto stanco, mi alzai, lo salutai, mi avvicinai
a lui, gli imposi le mani sulla testa, e recitai la benedizione
sacerdotale. E quando ritirai le mie mani, lui pose le sue sulla
mia testa e anche lui mi diede la benedizione. Fu un momento molto
intenso, molto commuovente. Di lì a poco le cose precipitarono
e il 31 agosto dell’anno scorso morì. È sepolto nel Duomo di Milano.
Qualcuno di noi pensò come poter in qualche modo parzialmente
soddisfare il suo desiderio di riposare in terra di Israele e
allora mi procurai un paio di sacchetti di terra che furono messi
nella sua tomba. Questo gesto ci ha un po’ consolato, perché siamo
riusciti un po’ a consolarlo.
E
questa è l’ultima cosa che abbiamo fatto per Lui e che mi lega
alla sua memoria. Martini è stato grande e il suo ricordo continuerà
e sarà uno sprone a superare le difficoltà per coloro che lavorano
al dialogo.
CATTEDRA DEL CONCILIO
nell’Anno della Fede
nella memoria del card. Martini
16
aprile 2013 ore 21
IL DIALOGO ECUMENICO
prof. Paolo Ricca
pastore e teologo della Chiesa Valdese
VENERDÌ
5 APRILE ALLE ORE 21
PRIMO
INCONTRO DEL PERCORSO DI PREPARAZIONE
ALLA MATRIMONIO
Informazioni
e iscrizioni rivolgersi in Segreteria parrocchiale
LE
CELEBRAZIONI DELLA SETTIMANA SANTA
24
MARZO DOMENICA DELLE PALME
ore 9.45 presso i giardini di via Pinturicchio
(Ramelli): Benedizione degli ulivi, cammino verso la Chiesa
e
S. Messa delle Palme
LUNEDÌ,
MARTEDÌ E MERCOLEDÌ SANTO
ore 8.45 Lodi mattutine
i sacerdoti saranno disponibili per le confessioni dalle ore 9.30
alle 11.00 e dalle ore 16.00 alle 18.00
28
MARZO GIOVEDÌ SANTO
ore 8.45 Lodi mattutine;
ore 9.00 Liturgia della Parola;
confessioni dalle ore 9.30 alle ore 11.00
ore 19.00 S. Messa nella Cena del Signore preceduta dalla Lavanda
dei piedi
La Chiesa rimane aperta per l’adorazione personale fino a mezzanotte
29
MARZO VENERDÌ SANTO
ore 8.45 Lodi mattutine;
ore 9.00 e ore 15.00 Via Crucis
confessioni dalle ore 9.30 alle ore 11.00
ore 19.00 Liturgia della Passione e Morte del Signore
30
MARZO SABATO SANTO
ore 8.45 Lodi mattutine;
ore 9.00 Liturgia della Parola;
confessioni dalle ore 9.30 alle ore 11.00
ore 21.00 Veglia e S. Messa della Risurrezione
con il conferimento dei sacramenti dell’iniziazione cristiana
31
MARZO DOMENICA DI PASQUA
le S. Messe seguono l’orario festivo
1
APRILE LUNEDÌ DELL’ANGELO
le S. Messe alle ore 8.30 - 11 - 18
BATTESIMO
NELLA VEGLIA PASQUALE
Nel
corso della Veglia Pasquale accoglieremo con il battesimo, la
confermazione e l’eucaristia, il giovane Alessandro De Maio, nostro
parrocchiano, che quest’anno si è preparato con noi a ricevere
i sacramenti che “fanno” il cristiano. Di seguito la lettera che
Alessandro ha inviato all’Arcivescovo chiedendo il battesimo.
Sono
Alessandro De Maio, ho 33 anni, e vorrei ricevere il dono del
Battesimo, della Cresima e della prima Eucaristia nella prossima
Pasqua. Sono nato e vissuto in Italia fino a 24 anni, in una famiglia
profondamente cristiana per religione ed insegnamenti. I miei
genitori, pur essendo praticanti, hanno deciso di non battezzarmi
alla nascita reputando che fosse “compito mio” decidere in tal
senso, una volta raggiunta piena coscienza delle mie decisioni
e la piena maturità (non solo anagrafica ma anche, soprattutto,
spirituale).
Dopo essermi laureato alla Bocconi di Milano, dai 24 anni sino
ai 32 sono sempre stato in giro per il mondo per motivi di lavoro
e questo fatto mi ha dato la possibilità di confrontarmi con diverse
religioni e culture.
Il mio percorso interiore è stato pertanto lungo, ma, forse anche
per questo, profondamente “ragionato” e voluto. Il mio rapporto
con la Religione nei primi anni della mia vita è stato inizialmente
“combattuto” e controverso. Ho sempre creduto in Dio, ho sempre
sentito la Sua presenza e ho sempre sentito che Lui mi guidava
e accompagnava nel mio percorso di vita. Senza alcun dubbio, anche
grazie ai miei genitori, ho cercato di seguire i Suoi insegnamenti
di carità cristiana e di bontà d’animo. Spero di esserci almeno
in parte riuscito. Attorno a me però avevo molti amici, la maggior
parte dei quali battezzati, che si comportavano in modo completamente
opposto a quanto ci è stato insegnato dalla Religione e dalla
Chiesa. Questo fatto mi ha molto destabilizzato e, probabilmente,
mi ha inizialmente allontanato dalla scelta di abbracciare la
nostra Fede in quanto quelli che per me dovevano essere di esempio,
erano tutta’altro nella vita reale. Per questo motivo ho deciso
di vivere in modo personale la Fede.
Spinto
da curiosità personale e dal desiderio di “capire” ho cercato
di approfondire le mie conoscenze della dottrina cattolica e di
altre Religioni. Il mio lavoro inoltre mi ha portato in molti
Paese diversi per religione e cultura, permettendomi di confrontarmi
con altre realtà. In questo periodo della mia vita credo di aver
scientemente maturato ciò che sentivo dentro. Un profondo senso
di appartenenza alla Religione Cattolica e soprattutto alla Fede
cristiana, grazie anche all’incontro con la mia parrocchia milanese
di San Giovanni in Laterano nella persona del mio parroco don
Giuseppe.
Nel mio percorso non sono mancati momenti problematici nei confronti
dell’istituzione Chiesa, ma mai della Religione cattolica intesa
come messaggio e parola di Dio nonché di Fede e Carità cristiana.
Principi che sento miei e che, ogni giorno, tento di rispettare
e di tenerli come guida nella vita di tutti i giorni. Principi
su cui si basa la nostra Cultura in senso lato. Pur non avendo
mai fatto parte della comunità cristiana, ora sento il piacere
e il bisogno di “condividere” le mie scelte. Per questo vorrei
ricevere il battesimo: per manifestare la mia volontà di abbracciare
Gesù Cristo e il suo messaggio di Amore e Fede. Per “presentarmi”
e “manifestarmi” a lui non più come singolo, come ragazzo che
ha sempre creduto ma che “comunicava” con lui quando era solo
in camera, ma come individuo che fa parte di una comunità.
Il Battesimo è per me la testimonianza esteriore di un cammino
interiore; è una richiesta, un impegno, una promessa, con Gesù
Cristo, avendolo riconosciuto come mia Guida. Mi auguro di cuore
di ricevere il Battesimo perché per me rappresenta l’ultimo passo
di un percorso spirituale personale, cercato e desiderato, e il
primo passo in una vita nuova, guidato, ancora e più di prima,
dagli insegnamenti di Dio.
PELLEGRINAGGIO
I TRE DESERTI
GIORDANIA, SINAI E GERUSALEMME
29 agosto – 5 Settembre 2013
1°
giorno: giovedì 29 agosto: Milano, Aeroporto di Malpensa - Amman
Ritrovo dei partecipanti presso la parrocchia e partenza per l’aeroporto
di Malpensa. Volo di linea per Amman. Arrivo, giro panoramico
della città. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.
2°
giorno: venerdì 30 agosto: Amman - Monte Nebo - Madaba - Petra
Partenza per il Monte Nebo: qui Dio mostrò a Mosè la terra promessa.
Eccezionale il panorama che si può gustare dal monte, una balconata
su tutta la valle del Giordano. Nel pomeriggio visita di Madaba,
a 30 km a sud di Amman. Gli scavi hanno restituito più di dieci
chiese con meravigliosi mosaici, tra i quali il più famoso è senz’altro
quello noto come “Mosaico della mappa” (risalente al 565 d.C.)
che si trova nella chiesa greco-ortodossa e che offre la più antica
mappa della Giordania, della Palestina e dell’Egitto; al centro
della mappa è molto evidente la pianta di Gerusalemme con la cinta
di mura completa delle 21 torri e le 6 porte. Proseguimento per
Petra. Arrivo, sistemazione in albergo, cena e pernottamento.
3°
giorno: sabato 31 agosto: Petra
Intera giornata dedicata alla visita del sito archeologico di
Petra, costruita in posizione strategica lungo le rotte delle
carovane tra la Mesopotamia e l’Egitto e divenuta poi capitale
del regno dei Nabatei, abilissimi nel commercio. Considerata la
più importante zona archeologica della Giordania. Tra i resti
archeologici da ammirare: il Siq, unico passaggio che porta alla
città, un canalone lungo 1200 metri che passa tra le rocce; il
“Tesoro del Faraone, tempio e tomba insieme; un anfiteatro romano
e un gruppo di tombe scavate nella roccia. Rientro in hotel, cena
e pernottamento.
4°
giorno: domenica 1° settembre: Petra - Wadi Rum - Aqaba - Nuweiba
- Santa Caterina
Partenza per Wadi Rum, per l’emozionante escursione in fuoristrada.
Il deserto si presenta come un paesaggio lunare fatto di antichissime
vallate e montagne esposte al sole, famoso per le vicende relative
a Lawrence d’Arabia. Proseguimento per Aqaba, sul Mar Rosso, da
dove, in battello, si raggiunge Nuweiba per continuare in direzione
di Santa Caterina nel Sinai. Arrivo a Santa Caterina, nel cuore
della penisola del Sinai, a 1570 metri di altezza, sistemazione,
cena e pernottamento.
5°
giorno: lunedì 2 settembre: Santa Caterina - Taba - Timna - Arad
Verso le due di notte possibilità di salire a piedi (escursione
facoltativa di tre ore di cammino) alla Vetta della Teofania dove
Mosè ricevette le Tavole della Legge. Discesa per la prima colazione.
Visita al monastero di Santa Caterina con la meravigliosa Basilica
della Trasfigurazione e la preziosa collezione di icone. Partenza
in direzione di Taba per il passaggio di frontiera. Si entra in
Israele e si risale da sud il deserto del Neghev sulle orme del
percorso dell’Esodo (deserto di Paran). Visita al parco di Timna
che conserva i resti di un tempio egizio dedicato ad Hator, le
miniere di rame, la collina degli schiavi, le “colonne di re Salomone”
e interessanti incisioni rupestri. Arrivo in serata ad Arad. Sistemazione
in hotel, cena e pernottamento.
6°
giorno: martedì 3 settembre: Arad - Masada - Qumran - Gerico -
Gerusalemme
Discesa verso il mar Morto. Arrivo a Masada e visita alla rocca
di Erode il Grande. Si procede verso le grotte di Qumran per la
visita agli scavi del monastero degli Esseni. Si passa per Gerico
luogo dell’incontro di Zaccheo e Gesù. In serata arrivo a Gerusalemme.
Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.
7°
giorno: mercoledì 4 settembre: Gerusalemme
Visita dell’Ophel, la zona tra la spianata delle Moschee e la
città di Davide o Ir David, esterna alla Città Vecchia. Si passa
quindi al Muro occidentale del Tempio (il cosiddetto Muro del
Pianto). Pranzo in ristorante. Si prosegue con la visita al Monte
Sion per una sosta al Cenacolo. Si scende quindi alla Chiesa di
San Pietro in Gallicantu. Si raggiunge infine il Getsemani (“il
Giardino degli ulivi”) con a fianco la Basilica di tutte le Nazioni
o Chiesa dell’Agonia; qui, secondo i Vangeli, Gesù si sarebbe
ritirato prima della Passione. Salita fino alla Chiesa del Dominus
Flevit sul luogo dove il Signore pianse sulla sorte della città
ed eccezionale punto panoramico da cui contemplare la città vecchia
di Gerusalemme. Rientro in hotel, cena e pernottamento.
8°
giorno: giovedì 5 settembre: Gerusalemme - Tel Aviv - Malpensa
- Milano
Si ripercorre, tra le case di pietra del quartiere musulmano,
il percorso di Gesù Cristo dal Pretorio al Golgota per approdare
infine all’atmosfera solenne della Basilica del Santo Sepolcro.
Pranzo libero. Proseguimento delle visite e nel pomeriggio trasferimento
in aeroporto a Tel Aviv per il volo di rientro in Italia. Arrivo
a Milano Malpensa e trasferimento con pullman privato in sede.
QUOTA
INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE: € 1490,00
SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA: € 340,00
(quota calcolata per un minimo di 40 partecipanti)
Voli
di linea in classe economica con i seguenti operativi:
ANDATA: giovedì 29 agosto:
07.20/09.00 Milano Malpensa – Vienna 10.15/14.50 Vienna – Amman
RITORNO
giovedì 5 settembre:
16.00/18.55 Tel Aviv – Vienna 20.40/22.05 Vienna – Milano Malpensa
La
quota individuale di partecipazione comprende:
Trasferimento con pullman privato per e dall’aeroporto di Milano
Malpensa;
Assistenza aeroportuale in Italia e all’estero;
Tasse aeroportuali e adeguamento carburante;
Sistemazione in buoni hotel 4 stelle, nelle località come da programma,
in camere doppie con servizi privati;
Trattamento di pensione completa dalla cena del primo giorno al
pranzo dell’ultimo giorno;
Tour in pullman GT locale;
Guide locali parlanti italiano;
Tasse di entrata e di uscita per Egitto, Giordania, Israele;
Visite, escursioni, ingressi come da programma;
Assicurazione medico-bagaglio 24 ore su 24 “Amitour”;
La quota individuale di partecipazione non comprende: Mance, bevande
ed extra in genere;
Tutto quanto non espressamente indicato ne “la quota individuale
di partecipazione include”;
Note generali: Questo viaggio richiede il passaporto
in corso di validità con una scadenza residua di 6 mesi rispetto
alla data di partenza
Per
la parte normativa, rimandiamo alle nostre condizioni generali
di viaggio e alle leggi che regolamentano il turismo
Termini
di pagamento:
400,00 euro: alla conferma del viaggio
Saldo: entro il 30.6.2013.
NOTIZIE
DALL'ORATORIO
Può sembrare presto… ma già molti mi chiedono cosa succederà in
estate per l’oratorio!!!!
Ecco
le proposte!
L’ORATORIO IN FESTA
Domenica 9 giugno dalla S. Messa delle ore 10 Pranzo insieme -
Giochi
Se sarà possibile il pranzo e i giochi per strada!!!
ORATORIO
ESTIVO 2013
Sono previste due settimane di oratorio estivo:
prima settimana: dal 10 al 14 giugno
seconda settimana: dal 17 al 21 giugno
MONTAGNA
INSIEME
Quest’anno andremo a MADESIMO, presso il Boscone Suite Hotel
per le elementari: terza - quarta - quinta
da lunedì 24 giugno a sabato 29 giugno
per le medie e superiori:
da sabato 29 giugno a venerdì 5 luglio
Informazioni
e iscrizioni in Oratorio!
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