MARIA
RICOLMATA DI GRAZIA
Breve l'evangelo di questa festa dell'Immacolata: inizio del
racconto dell'Annuncio dell'Angelo a Maria. La narrazione si
ferma alle prime parole dell'Angelo che conosciamo bene: sono
diventate le prime parole della preghiera più familiare al popolo
cristiano: Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te…Così
diciamo noi, ma così non ha detto l'Angelo e finalmente la nuova
traduzione ci restituisce correttamente le parole dell'Angelo:
non un semplice saluto, Ave, una sorta di 'Buon giorno' ma:
'Rallegrati…' invito alla gioia, rallegrati. E Maria udendo
questa parola vi ha sentito l'eco delle parole dei profeti che
annunciavano a Gerusalemme, al popolo di Israele, la venuta
del Messia: Gioisci, figlia di Sion, il Signore re d'Israele
è in mezzo a te…Rallegrati Gerusalemme, ecco il tuo re viene
a te. La promessa di Dio di abitare in Gerusalemme, nel suo
popolo, adesso si realizza ma non nella città santa, non nel
magnifico Tempio ma nel corpo di questa ragazza. E' come se
l'intera storia di Israele e dell'umanità, la secolare attesa
del salvatore promesso si raccogliesse nel piccolo utero di
questa giovane donna. Maria riassume in sé l'attesa dell'umanità.
Antichi scrittori cristiani amavano giocare sui due termini
grembo(koilìa) e cielo(koilon) che nella lingua greca sono quasi
identici: il grembo di Maria diventa il cielo, il cielo abita
il grembo di Maria. E la gioia può dilagare perché l'attesa
si compie, il Signore viene, è con noi. Ma l'Angelo non dice:
Rallegrati, Maria. Non si rivolge a lei chiamandola con il suo
nome, nome assai comune e che molte donne portavano; il nome
Maria scompare sostituito da un nuovo nome: piena di grazia,
traduzione non esattissima perchè dà l'impressione che questa
giovane donna sia la sorgente della grazia. Meglio sarebbe tradurre:
ricolmata, riempita di grazia. E' Dio che fà di Maria il suo
capolavoro, ricolmandola della sua grazia, della sua benevolenza.
Queste due parole: Rallegrati, ricolmata di grazia, sono una
singolare sintesi dell'intero Evangelo: invito alla gioia perché
Dio ricolma di grazia, del suo amore gratuito, spontaneo questa
creatura, Maria madre di Cristo, perché ogni uomo e ogni donna
sia benedetto, scelto, predestinato ad essere suo figlio. Certo,
Maria che oggi chiamiamo Immacolata, è così ricolma della grazia
, del favore di Dio da non conoscere alcuna ombra di peccato,
ma come abbiamo letto nel testo di Paolo anche noi siamo chiamati
ad essere "santi e immacolati di fronte a Lui nella carità"
e questo per grazia, per libera e gratuita benevolenza di Dio.
Eppure più facilmente si pensa che la vita cristiana non sia
contagiata dalla gioia ma piuttosto segnata dall'adempimento
oneroso del dovere, pena il castigo di Dio. Il senso di colpa
più che la gioia per la grazia di Dio abita le nostre coscienze.
L'appello morale è senza dubbio importante e proprio in questi
giorni particolarmente urgente, ma la vita cristiana prima d'esser
dovere è grazia, dono appunto di vita nuova. Questo nuovo nome
di Maria, ricolmata di grazia, non appartiene allora esclusivamente
a Lei, è vero anche per ogni uomo e donna oggetto della benevolenza
di Dio, ricolmato della sua grazia. Ancora una volta scopriamo
che il Vangelo prima di ogni prescrizione è lieto annuncio:
Dio si è fatto vicino, così vicino che possiamo accarezzare
il grembo che lo racchiude. Proprio perché raggiunti, ricolmati
di questa benevolenza, di questo amore, ognuno di noi è chiamato
a tentare di tradurre nei suoi comportamenti questa benevolenza
che senza alcun nostro merito ci avvolge. Certo in Maria questo
dono di grazia esclude qualsiasi traccia del peccato: immacolata
fin dal primo istante della sua esistenza, una esistenza liberamente
e perdutamente aperta a Dio, senza alcuna ombra. Non così per
noi, eppure ogni uomo e donna, amato da Dio, salvato dalla sua
grazia può tentare di scrivere nei suoi giorni fragili la certezza
che oggi risplende in questa giovane donna e che illumina ogni
esistenza, anche la più malconcia: tutto è grazia.